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sabato 10 ottobre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina 11: "I portatori dell'Azione Parte Terza, l'Antagonista... quel bastardo!









“Outside of a dog, a book is man's best friend. Inside of a dog it's too dark to read.” 
 Groucho Marx


I portatori dell'azione Parte Terza,
 l' Antagonista... quel bastardo!




Oggi concludiamo quest’uscita speciale in tre parti della mia rubrica vaneggiante.

Per chi non avesse letto le due parti precedenti, in esse sono state trattate le figure del Protagonista Eroe e del Protagonista Anti-eroe.

Come suggerisce il titolo, questa terza parte si occuperà di quel bastardo che rende le storie interessanti perché, dopotutto, se nessuno rompe le scatole al protagonista, non c’è veramente nessuna storia da raccontare, o almeno nessuna storia che non faccia dormire in piedi il lettore!

La felicità indisturbata dei personaggi non fa storia.

Ma chi è l’antagonista?

È forse un personaggio messo lì a casaccio per raccogliere il disprezzo del pubblico e rendere il protagonista affascinante per confronto?

È forse il punching-ball dello scrittore: un personaggio nel quale confluiscono tutte le qualità odiose e antipatiche che la sua mente può concepire?

Assolutamente no.

Una risposta facile alla prima domanda che ci siamo posti è quindi la seguente:
L’antagonista è l’eroe di una storia dentro la storia che stiamo leggendo, quella del protagonista.

Dunque, per logica, l’antagonista è il protagonista della propria storia.

Un buon antagonista è una persona vera, con caratteristiche umane tangibili, ed è sempre l’eroe della propria storia, sebbene a volte finisca per essere l’antagonista nella storia di qualcun altro.

Come sostiene Roger Ebert, un critico cinematografico, "Ogni film vale solo quanto il suo cattivo. Dato che gli eroi e gli espedienti tendono a ripetersi di pellicola in pellicola, solo un grande cattivo può trasformare una buona prova in un trionfo".

È facile capire come questa affermazione possa essere estesa anche alle altre forme della narrativa.

L’antagonista è quindi necessario al funzionamento della narrazione ed è fondamentale per l’intrattenimento del pubblico.

Sappiamo già che esistono vari tipi di protagonista che vanno ben aldilà della semplice biforcazione eroe/anti-eroe e questo è vero anche per l’antagonista.

Non esiste un solo tipo di antagonista e non sempre l’antagonista si può definire cattivo.


Prima di affrontare i vari tipi di antagonista, parliamo un po’ della sua evoluzione in narrativa.

Tanto esistono archetipi ai quali fa riferimento il protagonista, quanto esistono stereotipi dai quali l’antagonista è emerso nella sua attuale figura complicata da una miriade di sfaccettature.


Esistono una moltitudine di stereotipi fisici e psicologici relativi all'antagonista, ma non mi sembra il caso di entrare troppo nel merito, perché sono dell’opinione che gli antagonisti stereotipati, sebbene siano stati estremamente utili per la delineazione di certi canoni di riferimento e pur con le loro ingenuità -brutto=cattivo, capelli rossi=malvagità*, tanto per nominarne alcuni- abbiano contribuito a creare grandi classici della letteratura -basti pensare a "Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr. Hyde"- hanno fatto il loro tempo.

Gli antagonisti “moderni” -ancora una volta uso il termine “moderno” molto molto alla larga- contengono i semi di questi stereotipi, ma le loro personalità e la loro caratterizzazione sono molto più complesse.

Un moderno antagonista non è un bozzetto con grossi difetti fisici e psicologici, ma una persona che deve essere interessante quanto il protagonista della storia, aldilà degli stereotipi.


Tuttavia, va precisato che l’antagonista non sempre è un personaggio specifico all'interno della trama, in quanto esso -come figura- può incarnare tutto ciò contro il quale il protagonista si batte e può anche essere la rappresentazione fisica di una paura e dunque non deve necessariamente essere un avversario in carne e ossa.

Giusto per fare alcuni esempi, l’antagonista può rappresentare:

-La natura: matrigna crudele delle opere leopardiane

-Il Mare: ne “Il Vecchio e Il Mare” di Hemingway 

-Un sovra-sistema sociale, come nel caso del Big Brother di Orwell

-Una parte del protagonista stesso, in uno scontro fra apollineo e dionisiaco dell’animo, ne è un esempio puntuale Mr. Hyde

-Una cosa creata dal protagonista, si pensi al mostro di Frankenstein (anche se in questo romanzo Victor potrebbe essere considerato antagonista di se stesso, in un certo qual modo)

-Un posto, è il caso della villa nel romanzo “The  haunting of Hill House”, o di quella di “Rose Red”

-Un’entità multiforme come IT

-Una metafora fisica per trasporre una paura primitiva collettiva, ancora una volta si pensi al mostro di Frankenstein e a come esso può rappresentare il terrore della società per il progresso tecnologico, o a Freddy Kruger come traduzione in un essere fisico della paura degli incubi.

Un antagonista non può, dunque, essere ridotto ad una caricatura -sebbene ciò accada di continuo-, né solo ad un utile meccanismo narrativo. 
E questo perché, come per il protagonista anti-eroe, il lettore nutre un certo fascino per l’antagonista, risultato della sua natura complessa e  della particolare relazione che esiste fra il protagonista e l’antagonista.

Come abbiamo detto, esistono diversi tipi di antagonista. 

Vediamone alcuni…

Le nove categorie esposte qui di seguito, non sono ufficiali, ma danno comunque una buona idea di base sull'argomento:

  1.  L’antagonista ben intenzionato: è quel personaggio che non si reputa malvagio, non sa che è il protagonista ad avere ragione, pensa di far bene opponendosi al volere del protagonista (La fatina Nyx del Film animato “Tinker Bell and the legend of the NeverBeast”; si lo so… è infantile come esempio: passo troppo tempo con i miei nipotini, evidentemente, portate pazienza :P). Questo tipo di antagonista è particolare perché rientra nella categoria di quei “cattivi” che possono redimersi.
  2. L’antagonista vendicativo: è quel personaggio che ha subito un torto e vuole vendicarlo, non importa come, sa di utilizzare mezzi immorali, ma il fine -ottenere la propria vendetta- giustifica i mezzi -compiere azioni cattive (Billy Loomis in “Scream 1”; Due-Faccie in “Batman Forever”)
  3. L’antagonista bastardo: è quel personaggio che odia il protagonista “just because” e gli deve per forza rovinare la vita, perché attribuisce -senza ragione- la causa di ogni suo problema al protagonista (George Wickham in “Pride and Prejudice”)
  4. Il Villain: l’antagonista cattivo che compie azioni malvagie a fini malvagi e considera il protagonista come un ostacolo da superare, a volte ne ammira le qualità come opponente, ma non si pone questioni di carattere morale quando lo affronta: lui deve vincere per forza e non ci pensa nemmeno per un momento a redimersi(The Master in “Buffy the Vampire Slayer"). 
  5. L’antagonista ridicolo: quel personaggio ricorrente che mette i bastoni fra le ruote al protagonista, ma nel farlo non può fare a meno di rendersi ridicolo, appunto (Jafar in "Aladdin", Zenigata in "Lupin III", in questo secondo esempio è interessante notare lo scambio fra protagonista anti-eroe, essenzialmente buono, ma pur sempre un ladro, e antagonista, un poliziotto, quindi un buono, Crudelia De Mon ne "La carica dei 101")
  6. Il Supercattivo: un villain dotato di qualità sovrumane e contrapposto ad un protagonista supereroe con il quale gioca un’eterna partita a scacchi. Supercattivo e supereroe  si sfidano in una serie di battaglie, ma quasi mai in una guerra definitiva nella quale uno dei due viene definitivamente battuto. Alla fine della battaglia il supercattivo si ritira o “sembra” essere stato sconfitto, ma in qualche modo si salva sempre e inizia una nuova offensiva (Green Goblin in “Spider-Man”).
  7. Il Sadico: una sottocategoria del villain, se vogliamo, ma che non sembra avere un disegno preciso che vada oltre al fare del male al protagonista, a volte può essere disturbato, altre volte no, ma fare del male per lui/lei è come uno sport (L’enigmista  in “Saw”)
  8. Lo psicopatico: un’altra sottocategoria di villain che ha molti punti in comune con il sadico e/o con l’antagonista vendicativo, la cosa che lo distingue è che “the lights are on, but no one’s home”, in altre parole: è sempre e comunque fuori come un balcone, anche se ovviamente esistono gradazioni di follia (Martin Burney, il marito abusivo e ossessivo  in “Sleeping with the enemy” e Norman Bates in “Psycho”)
  9. Il cattivo invincibile: è molto simile al supercattivo, ma non sempre possiede superpoteri. Odia tutto ciò che cammina e respira, senza troppe distinzioni, e non importa quante volte i protagonisti lo sconfiggano e/o uccidano, tanto ritorna SEMPRE (Michael Myers nella saga di “Halloween”, Hannibal Lecter in “Red Dragon” e “ The Silence of the Lambs”)


È da tenere a mente che, molto spesso, certe categorie possono sovrapporsi e creare un antagonista stratificato che manifesta caratteristiche psicologiche e comportamentali afferibili a più di una tipologia.

Questo accade ad esempio nel caso di Billy Loomis di Scream che è contemporaneamente: antagonista vendicativo (incolpa  altri dell'abbandono da parte di sua madre), antagonista bastardo (ha ucciso Maureen Prescott "solo" perché la sua relazione con il padre ha provocato l'abbandono di sua madre) sadico (ammazza tutti quelli che gli capitano a tiro) e psicopatico (beh, sì... insomma: non è certo Norman Bates, ma si capisce che è schizzato).


E' anche da attenzionare il fatto che  l'associazione mentale che facciamo protagonista=buono e antagonista=cattivo, non ha un carattere universale, infatti esistono molte opere narrate dal punto di vista di un personaggio "cattivo”, e qui torniamo un po’ al concetto di distinzione fra eroe ed anti-eroe vista la volta precedente.


Questo porta alla domanda: che differenza c’è fra anti-eroe e antagonista?

Vediamo prima le similitudini:

-entrambi portano avanti l’azione

-entrambi possiedono un codice morale “grigio”

-entrambi possono essere trasgressivi

-entrambi hanno un background che li ha resi ciò che sono


Che cosa cambia, allora?


A differenza dell’Anti-eroe, l’antagonista nella quasi totalità dei casi dirige l’azione primaria, cioè l’offensiva alla quale il protagonista deve reagire.

 E c’è qualcosa che giustifica le azioni dell’anti-eroe, qualcosa gli permette di guadagnarsi la stima e/o la simpatia del pubblico e questo qualcosa manca all'antagonista.

Riassumendo, l’antagonista è necessario perché all'interno della storia, muovendo l’azione primaria, genera tutte le altre e dunque nella figura di questo personaggio è racchiuso il motore della narrazione stessa.

È la forza antagonista, di qualunque genere essa sia, che offre il punto di partenza della storia e le permette –insieme ad altri elementi- di svilupparsi e ampliarsi.

Che cosa farebbe Spider-Man se non avesse supercattivi da affrontare?
Se ne starebbe a casa di zia May a tinteggiare le pareti e in questo non ci sarebbe chissà che grande storia da raccontare, no?!

Nelle righe soprastanti, abbiano delineato diversi tipi di antagonista e abbiamo spiegato come talvolta le varie categorie si giustappongano, ma c’è forse una caratteristica comune a tutti loro?

Sì.

Tutti i cattivi desiderano, VOGLIONO qualcosa; è questo desiderio a spingere le loro azioni, è questo desiderio che li pone in contrasto con l’eroe e con la società ed è questo desiderio che non conosce limiti e freni che, in ultima analisi, li rende essenzialmente privi di morale e diversi dal protagonista -eroe o anti-eroe- perché capaci di compiere qualsiasi cosa per ottenere ciò che VOGLIONO.

Ma come si crea un antagonista che funziona?

Ancora una volta, mi ritrovo a scrivere che la risposta non può essere una sola, ma la prima da considerare e forse anche la più importante è che l’antagonista deve essere umano, deve essere qualcuno che i lettori possono comprendere, qualcuno con il quale chi legge possa identificarsi, sebbene in modo parziale.

Secondo la mia vaneggiante opinione, non si può scrivere una storia dove il protagonista è una Mary Sue o un Gary Stu* amata/o da tutti e l’antagonista è un bastardo spregevole senza motivazioni; non se si vuole scrivere un buon libro.

Anche la categoria dell’antagonista bastardo che odia il protagonista “just because”, sopra riportata, per assurdo racchiude antagonisti che non hanno una ragione “diretta” per fare del male al protagonista, ma credono di averla, VOGLIONO, dargli la colpa di qualcosa e hanno, dunque, una motivazione, sebbene insensata, per fare ciò che fanno.

Ma sensata o no che sia la motivazione, l’importante è che ne abbiano una e che essa sia comprensibile per chi legge.

Se leggendo un libro –o se è per questo, anche se vedendo un film o un telefilm- ci troviamo a dire: “Sì, ma… perché sta facendo questo?”, solo raramente vorrà dire che siamo noi a non avere gli strumenti per capire, mentre molto più spesso ciò avverrà perché chi ha scritto ha caratterizzato un pessimo antagonista, o non lo ha caratterizzato affatto, lasciandolo in forma di macchietta.

Un antagonista ben riuscito è, quindi, un personaggio che agisce per motivi che chi legge può comprendere e a volte può capitare che si trovi persino in accordo con essi; ciò che il lettore rigetta in questi casi non è la ragione che spinge l’antagonista, ma i mezzi usati per arrivare allo scopo che, trattandosi dell’antagonista della storia, appunto, sono sempre sbagliati.

Tanto quanto il protagonista, dunque, l’antagonista deve necessariamente essere una persona vera, realistica con motivazioni che possiamo accettare, se non condividere a pieno.

Identificazione e Comprensione sono le parole chiavi.







Per approfondire, ecco alcuni link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Crudelia_De_Mon
http://sognandoleggendo.net/guida-pratica-alla-mary-sue/






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