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domenica 28 agosto 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 28: "To plot or to pants"?


 “Outside of a dog, a book is man's best friend. Inside of a dog it's too dark to read.” 
-  Groucho Marx


                 
To plot or to pants?

Salve a tutti e ben tornati!

L’appuntamento vaneggiante di oggi — come da titolo — è dedicato ai macro-metodi di scrittura più comuni: organizzazione e improvvisazione.

Vediamo di che si tratta…

Intanto va detto che nonostante la chiara opposizione fra i due approcci creativi, c’è anche chi sta esattamente nel mezzo quando scrive un libro e cioè organizza certi aspetti e ne improvvisa altri.

Ma prima di dedicarci a coloro che stanno sul limitare fra questi due “mondi creativi”, cerchiamo di farci un’idea più precisa.

Se siete aspiranti scribacchini come me, sicuramente avrete sentito le espressioni “scrittore plotter” e “scrittore pantser”.

Il primo termine è piuttosto semplice da spiegare.
Un “plotter” è uno che pianifica, che abbozza, che trama (dall’inglese “to plot”: sviluppare una trama, un piano).

Uno scrittore plotter quindi è un creativo che non si getta direttamente nella stesura della sua storia, ma ne crea un preciso outline, un piano nel quale tutta la trama è delineata nel dettaglio. 

Prima di mettersi a sedere davanti alla sua tastiera per dare forma al suo romanzo, il plotter sa già tutto della sua storia, ne conosce:

- trama specifica
-inizio 
-svolgimento passo passo degli eventi
-finale
-numero di capitoli necessari a sviluppare tutta la trama
-contenuto  più o meno dettagliato di ogni scena
-contenuto più o meno specifico di ogni dialogo

Nella narrazione del suo romanzo, il plotter dunque non lascia nulla al caso.

Se questa è la definizione del plotter, qual è quella del pantser?

Il termine “pantser” deriva da “pants” che in inglese significa “pantaloni” (no, aspettate: non andate via, vi prometto che ha senso quello che sto scrivendo, non sono impazzita…). 

Nello specifico l’espressione deriva dal modo di dire diffuso nei paesi anglosassoni “to fly by the seat of one’s pants”

Questo detto è stato coniato negli anni Anni Trenta nel mondo dell’aviazione, inizialmente per descrivere il modo di volare del pilota Douglas Corrigan. 
L’espressione indica un modo di volare non facilitato dalla tecnologia e basato unicamente sull'istinto e le conoscenze del pilota.

Se cerchiamo di tradurre l’espressione letteralmente facciamo un pastrocchio, ma l’idea riusciamo comunque a coglierla, no?

Nel mondo della scrittura quindi un pantser è uno che si lascia condurre dalla sua immaginazione, dandole campo libero. Usa l’istinto, l’iniziativa e le proprie percezioni per scrivere la sua storia, muovendosi passo passo con essa senza un piano.

Un pantser può avere una trama precisa in mente o solo l’abbozzo di un’idea e la prima cosa che fa quando si dedica ad un romanzo è scriverlo direttamente ^_^
A volte possiede molti dettagli e per sommi capi sa già dove andrà la storia, altre non ha la più pallida idea di dove la sua immaginazione potrà portarlo.

Ovviamente non è tutto bianco o nero ed esistono diverse gradazioni di grigio fra questi due estremi creativi; la maggior parte degli scrittori, infatti, non è mai solo e completamente pantser o del tutto plotter, ma tende ad essere entrambi. 

Definiamo uno scrittore a cavallo fra i due mondi “p(l)antser” (dalla parola inglese: “plan” che significa “piano”).

In questa “categoria” molto molto molto ampia rientrano sia quegli scrittori che pianificano molto ma lasciano qualcosa al caso, sia chi all'inverso lascia quasi tutto in mano all'intuizione, tranne qualche aspetto.

Quindi ci sono scribacchini plotter un po’ pantser (come me, se vi può interessare :P) e scrittori pantser un po’ plotter.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei due metodi?

Vediamo i pro e i contro principali…

Per i plotter…

Pro:
- meno rischio di blocco dello scrittore, visto che si sa già dove la storia sta andando
- necessità più bassa di dover ri-verificare la “coerenza” della narrazione alla fine della prima bozza del romanzo
-possibilità di fare tutte le ricerche necessarie prima di mettersi a scrivere

Contro:
-possibilità di una narrazione meno spontanea
-possibilità di una certa ripetitività negli schemi adottati
-necessità di dover intervenire su tutto l’outline con delle modifiche, se si decide in corsa di cambiare qualcosa della storia.


Per i pantser…

Pro:
- totale flessibilità (possono cambiare quello che vogliono)
- maggiore libertà durante la stesura dei capitoli (tutto può succedere quando non c’è un piano)

Contro:
-maggiore probabilità di rimanere bloccati, proprio perché non si sa dove la storia stia andando.
- maggiore possibilità di perdita di coerenza e coesione nella trama


Visti i vari pro e contro di ciascun metodo, non è difficile vedere come chi è un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, possa meglio evitare i contro e approfittarsi dei molti vantaggi di entrambi gli approcci.

Alla fine dei conti, i “più furbi” sembrano essere gli ibridi, quindi…


Che ne dite di un piccolo esercizio creativo?

Se siete “pianificatori seriali” —come la scrivente — cercate di uscire dai vostri schemi creativi, fatevi guidare dalla vostra Musa e provate a scrivere una scena senza tramare prima e vedete dove vi porta.

Se invece siete inguaribili improvvisatori, imbavagliate momentaneamente la Musa e scrivete un capitolo del vostro nuovo romanzo seguendo un preciso outline predeterminato e vedete come vi sentite dopo.


É adessooooooooooooo…

una carrellata di plotter e panster famosi ^_^


Che mi dite di Stephen King?


Per voi è un plotter o un pantser?


E di J.K. Rowling cosa pensate?


Vediamo un po’…


Alcuni dei Plotter con la "P" maiuscola…

R.L. Stein dice:

“If you do enough planning before you start to write, there's no way you can have writer's block. I do a complete chapter by chapter outline.”

John Grisham dice:

“I don't start a novel until I have lived with the story for a while to the point of actually writing an outline and after a number of books I've learned that the more time I spend on the outline the easier the book is to write. And if I cheat on the outline I get in trouble with the book.”

E J.K. Rowling?

Sì, anche lei è una “tramatrice”, ma le piace lasciare qualcosa al caso e infatti dice:

"I always have a basic plot outline, but I like to leave some things to be decided while I write." 


Ed ecco i Pantser più famosi…

Margaret Atwood sostiene che:

"When I'm writing a novel, what comes first is an image, scene, or voice. Something fairly small. Sometimes that seed is contained in a poem I've already written. The structure or design gets worked out in the course of the writing. I couldn't write the other way round, with structure first. It would be too much like paint-by-numbers."


Anne Rice <3

Eccovi un video con la sua opinione in proposito:

https://www.youtube.com/watch?list=PL133614310A1ADFAE&v=4aiCYcfjarc



Stephen King :)

Chi mai penserebbe di trovarsi davanti ad un pantser, considerata la straordinaria complessità di molte delle sue trame, eppure eccovi la sua opinione in merito:

"Outlines are the last resource of bad fiction writers who wish to God they were writing masters' theses."

Nonostante la sua opinione piuttosto negativa dei “plotter”, molti spesso ne ammira il lavoro, conosciamo tutti la sua positivissima opinione, per esempio, sui romanzi della saga di Harry Potter.



Partendo dal presupposto che si possa veramente scegliere — io ho i miei dubbi  in merito ;) — che tipo di scribacchino volete essere?


Cos’è meglio per voi: to plot or to pants?





Alcuni link...

https://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Lawrence_Stine

https://it.wikipedia.org/wiki/Stephen_King

https://it.wikipedia.org/wiki/Margaret_Atwood

https://it.wikipedia.org/wiki/J._K._Rowling

https://it.wikipedia.org/wiki/John_Grisham

Ci rivediamo il prima possibile con il prossimo appuntamento vaneggiante...

martedì 16 agosto 2016

I Vaneggiamenti di una Scribacchina stanno per tornare!


Dopo una lunga vacanza un po' forzata dovuta al mio essere stata letteralmente sommersa di lavoro (esami, progetti di lavoro, scrittura...) e poi dopo un periodo di pausa, necessario  per riprendermi da suddetta pioggia meteoritica di impegni massacranti, finalmente sono tornata a dedicarmi alla mia rubrica sul mondo dei libri e della scrittura!🎈🎉🎈🎉🎈🎉🎈🎉

I vaneggiamenti torneranno prima della fine di Agosto (l'ultimo weekend del mese), perciò tenetevi pronti!


In questo nuovo appuntamento vaneggiante tenterò di aiutare i miei colleghi aspiranti scribacchini a capire se sono autori plotter o pantser e cercherò di elencare vantaggi e svantaggi di questi due approcci alla scrittura.
I vaneggiamenti tornano,  dunque, ad essere un appuntamento il piú possibile regolare, ma -causa impegni di lavoro- non più settimanale.

Stay tuned e fino ad allora, buone vacanze! 🏄

sabato 21 maggio 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 27: "Guest-post: La Fantascienza"


“I have never listened to anyone who criticized my taste in space travel, sideshows or gorillas. When this occurs, I pack up my dinosaurs and leave the room.”   

 ― Ray Bradbury


Siamo giunti alla ventisettesima uscita vaneggiante di questa rubrica letteraria e oggi, miei cari lettori, ho per voi un altro stupendo guest-post firmato da un’autrice davvero brillante che ci ha regalato bellissime storie e ci fa dono adesso di un imperdibile articolo scribacchinoso sulla fantascienza.

Senza ulteriori indugi, lascio campo libero ad Angela con il suo personale vaneggiamento!   

 <3 :)


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                               La Fantascienza



 
Sono Angela C. Ryan, un’autrice, o detta tale, di romanzi Fantasy, Sci-Fi e Romance contemporanei. 

Ho accettato con piacere l’invito di Cettina a parlarvi di un genere che mi appassiona molto e che mi scorre nelle vene (giusto per enfatizzare e rendere più drammatica la cosa).

 Parliamo di fantascienza e affini. Non ho la presunzione di riconoscermi completamente dotta sul genere, probabilmente molti di voi ne sapranno più di me, ma di sicuro sono un’attenta osservatrice. 

Non vi annoierò con nozioni storiche, non vorrei leggerle nemmeno io al posto vostro. Posso solo dirvi che il genere letterario fantascientifico vanta origini nel lontano primo novecento. 

In termini puramente scientifici addirittura nel ‘500. Ricordate Newton, Galileo e compagnia bella? Ricordate la Rivoluzione Scientifica? Cose che ho imparato a scuola e che, essendo un’appassionata sono riuscita a trattenere nella testa.

 I primi autori che si sono approcciati al genere e che sono degni di nota sono di certo Jules Verne con le sue opere Viaggio al centro della Terra, Il giro del mondo in 80 giorni, Ventimila leghe sotto i mari (tutti romanzi che ho letto, giuro), Mary Shelley e il suo capolavoro Frankestein (quella donna era un genio, lasciatemelo dire). 
Perché il genere fantascientifico ha cominciato a prendere piede dopo secoli di rinascimento e romanticismo? Perché le scoperte scientifiche - la terra è tonda, la fusione fredda ecc. -  personaggi come Galileo o come Nikola Tesla, hanno cominciato a instillare nelle sinapsi della gente che il mondo può essere molto più di quello che è, anche solo immaginandolo.

 Il romanzo fantascientifico si è sviluppato grazie a questo, per la voglia di scoperta, per la spinta a desiderare cose nuove, impossibili, tipiche dell’indole umana. L’universo è così vasto che immaginarvi storie, alieni provenienti da altri pianeti (vedi Superman) risulta piuttosto facile per qualcuno. 

Scriverli e raccontare vite di personaggi che mai potremmo vedere qui, davanti a noi (forse) è ancora più divertente. Steampunk, cyberpunk, e oggi il più moderno distopico, sono tutti sotto generi di mamma Fantascienza che li raccoglie tutti sotto la sua enorme ala. 

È un genere che ha sempre funzionato perché si è sempre rivolto a un pubblico giovane, soprattutto quando ha cominciato a svilupparsi con i fumetti (Marvel, DC per citare i BIG), ma di questo parleremo un’altra volta. I supereroi meritano un articolo a parte perché… be’… sono supereroi. 

Science Fiction. Fantascienza. Il felice connubio tra elementi fantastici ed elementi scientifici che si basa su storie impossibili, rese verosimili proprio dall’elemento scientifico. 

Il genere fantascientifico solitamente adotta un registro lessicale specifico, con riferimenti a scoperte scientifiche che permettono al lettore di “credere” a ciò che legge o, nel caso della Science fiction e il cinema, a ciò che vede.

 Ovvio che è difficile pensare che un’orda di alieni assassini mollicci, verdognoli, con gli occhi neri a palla, possa invadere la terra e che Will Smith ci salvi tutti con la sua astronave super figa, ma per le due ore del film, è facile pensare che è veritiero quello che si vede. La fantascienza si propone anche di porre alla collettività dei quesiti sulla vita e sul genere umano. 

In fondo, è proprio da questi quesiti che sono nate le più grandi scoperte. Se Galileo (torniamo sempre là) non si fosse fatto delle domande, chissà, forse a quest’ora la MSC e la COSTA crociere non esisterebbero, perché si penserebbe ancora che oltre l’orizzonte si finisce di sotto. Ok, sto esagerando, ma il concetto resta.

Il cinema, ma non solo, fumetti, manga, anime, ci offrono una vasta gamma di capolavori fantascientifici. E qui vado in brodo di giuggiole. I Giapponesi ci hanno costruito un impero su un particolare genere di fantascienza: quello dei ROBOT. 

Tutti abbiamo lanciato almeno un’alabarda spaziale nella vita, tutte abbiamo desiderato le tette a punta di Venusia, o di viaggiare sull’Arcadia con Capitan Harlock e scoprire i suoi turbamenti. 

Va bene, mi sto addentrando nel fantasy romance, ora. Perdonatemi, è l’altra parte di me. La vena romantica è difficile da tenere a bada.

Bene, credo di avermi annoiato abbastanza. Per ora chiudo qui, ma ci risentiremo presto. Tornerò a parlarvi di un paio di ragazzi degni di attenzioni. Tipo Superman, Iron man, Capitan America… personaggini così, insomma. 

Grazie di cuore a Cettina per avermi ospitata sul suo blog e a voi per aver letto i miei vaneggiamenti. Alla prossima.


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Carissimi lettori sono di nuovo io :)

Ringrazio la carissima Angela per il suo interessantissimo intervento che spero vi sarete gustati quanto me.

Come anticipato da lei stessa, questo non sarà l’unico guest-post firmato dalla sua penna. Angela tornerà, infatti, prossimamente per parlarci di un genere di personaggi molto amato, quello dei super-eroi. 

Non perdetevelo, mi raccomando!


E ora vi lascio con tre  estratti veramenti sfiziosi, tratti dalla saga sci-fi “Star Heroes Chronicles” (attualmente composta da due volumi) di Angela e vi invito a leggerla, se non lo avete ancora fatto!




Estratto da Hunted

"Non mi aspettavo di scoprire che ci sono persone in grado di generare il fuoco, per non parlare di quelle che parlano agli alberi o spostano la terra. Non mi aspettavo che ci fosse un intero nuovo mondo nascosto in quello che già conosco.


Ero a un ballo, con indosso un vestito smesso di mia sorella e le mie comode Converse, e come Alice nel Paese delle Meraviglie, sono caduta in un buco per svegliarmi qui, dove niente sembra avere un senso e dove per la prima volta, ho conosciuto un dolore vero. Fino a questo momento, ho solo potuto immaginarlo."

***



Estratto da Vision

"Mi appiattisco contro un muro. Sotto di me un buco color acciaio.
Ormai sono certa che il pavimento non si fermerà. Manca poco meno di un metro alla caduta. Con gli occhi che mi escono fuori dalle orbite mi volto a guardare la mia famiglia.
È la fine. Sto per cadere. Riesco a pensare solo al fatto che sto per cadere. E ancora una volta nessun supereroe con il mantello rosso sulle spalle correrà a salvare questa sfigatissima Alice nel paese delle stramberie. 

Superman, sai che ti dico? Va’ a farti fottere!"

***
Estratto da Vision

"Non c’è niente di neanche lontanamente romantico in questo posto. Se non ci fosse Kevan.
Le pareti ingrigite sarebbero desolanti, se non ci fosse Kevan.
La finestra con i vetri unti risulterebbe disgustosa, se non ci fosse Kevan.
La piccola stufa elettrica abbandonata in un angolo, addossata alla parete come se fosse in castigo, farebbe pena, se non ci fosse Kevan.
Il pavimento di parquet scheggiato, rigato per la maggior parte della sua superficie, sarebbe davvero triste, se non ci fosse Kevan.

Se non ci fosse, ma lui c’è. Ed è qui con me. Mi tiene ancora la mano, più stretta di prima. Mi guarda come se fossi la luce di questo faro, la guida verso il sicuro porto delle mie braccia."

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Ps anche la pagina musicale del blog oggi si adatta al genere analizzato in questo post con una canzone davvero particolare, date un’occhiata: “Song of the Week”

sabato 14 maggio 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 26: "Guest-post: Il romance storico"


“I declare after all there is no enjoyment like reading! How much sooner one tires of any thing than of a book! -- When I have a house of my own, I shall be miserable if I have not an excellent library.”  

 Jane Austen




Ventiseiesima uscita di questa rubrica vaneggiante dedicata ai libri!

Come anticipato un paio di giorni fa, quest’appuntamento sarà un guest post firmato da una penna davvero piena di talento, quella che appartiene alla bravissima Patrisha Mar che da anni ormai delizia i suoi lettori (compresa la sottoscritta :P )  con storie appassionanti e romantiche. 

Ma lasciamo perdere le chiacchiere... mi appresto a chiudere questa breve parentesi e passo il testimone a Patrisha che vi parlerà -come avrete certamente capito dal titolo- del romance storico!

Che aspettate?

Correte a leggerlo :)



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Il Romance storico



 
Salve a tutti, mi chiamo Patrisha Mar, scrivo commedie romantiche e fantasy, e sono un'avida lettrice di romance storici.

 Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sul romance storico sono rimasta lusingata, ma anche spaventata. Lungi da me essere in grado di insegnare qualcosa, o di essere capace di fare un excursus esaustivo sul genere, sono semplicemente una lettrice come tante.

 Però posso parlare del mio approccio personale, di come sono incappata in questa grande passione che ormai fa parte di me e citare alcuni romanzi che ho amato profondamente e che hanno lasciato un segno nei miei ricordi. 

Quindi queste mie parole saranno una sorta di consigli per gli acquisti, qualche piccolo suggerimento da parte mia.

Faccio una piccola premessa. Tutto è cominciato quando ho letto per la prima volta un romanzo di Jane Austen, Mansfield Park. Mi sono imbattuta in Mansfield per puro caso, durante i miei studi, ed è stato un amore fulminante per lo stile ironico e complesso dell'autrice, per i personaggi e soprattutto per l'ambientazione. 

Un periodo storico che ha esercitato un immediato fascino su di me, per i modi eleganti, per le regole di bon ton, per il modo sottile in cui i personaggi si muovono, si atteggiano, si vestono. Jane Austen è stata capace di farmi entrare davvero nel suo mondo, di viverlo come se fossi stata lì con lei. 

Mi sono talmente appassionata a questa autrice che ho letto tutto quello che ha scritto, perfino gli incompiuti, per poi passare ad altri autori inglesi: le sorelle Brontë, Charles Dickens, Oscar Wilde, Elizabeth Gaskell per citare i principali. 

I romanzi che mi sono rimasti tatuati nel cuore? Persuasione di Jane Austen, una storia sulle seconde possibilità, sulla capacità di rimettersi in gioco e con tra le più belle dichiarazioni d'amore mai lette, quella del capitano Wenthworth; Little Dorrit di Charles Dickens, le cui atmosfere cupe e la forza caratteriale dei protagonisti mi hanno colpita profondamente.

 Dickens poi ha la capacità di concertare trame estremamente complesse, ricche di mille personaggi tutti ben strutturati; un genio. Shirley e Jane Eyre di Charlotte Brontë, entrambi romanzi di grande impatto psicologico, sociale e umano, con racconti d'amore, di vita e crescita, scritti magistralmente.

Queste storie non mi bastavano mai e mi era rimasto addosso il gusto di quel tempo, delle sue descrizioni, dei suoi modi forbiti, delle passioni pulsanti sotto un apparente perbenismo. Così, essendo una romantica con il pedigree, mi sono gettata a capofitto in letture che in qualche modo potessero soddisfare questa mia necessità, avevo bisogno di rituffarmi in quel mondo lontano e intrigante. 

Mi sono approcciata così a Mary Balogh, un regina indiscussa del romance storico, che con le sue storie intense e drammatiche e le sue saghe dai personaggi profondi e ben tratteggiati, mi ha convinta al punto da diventarne fan. Alcune serie davvero splendide che mi sento di consigliare sono quella dei Bedwin, la serie Simply, e Survivors's club.

Un'autrice che ha davvero una penna magica è Lisa Kleypas, i cui scritti sono appassionati e passionali, i cui protagonisti forti e carismatici sono capaci di farti sognare. Le serie degli Hathaway e quella delle Audaci zitelle sono piccoli gioiellini del genere, non possono mancare nella libreria.

Un romanzo che mi sento poi di suggerire fortemente e che mi ha convinta al mille per cento è La figlia del matematico di Laura Kinsale, un romance ambientato nell'Inghilterra del XIX secolo, in cui i due protagonisti hanno una forza narrativa di grande impatto; il duca poi è un uomo tormentato, considerato pazzo, e al suo tempo questo era indice di un destino terribile e avverso. 

La sua lotta per riconquistare dignità e il posto che gli spetta nella società ha qualcosa di epico e toccante, e rende il libro diverso dal solito. Una storia d'amore che vi consiglio di leggere per rimanerne catturati senza possibilità di fuga.

E poi ecco un romance storico più vicino ai nostri giorni, un romanzo che ha toccato il cuore di molte lettrici in tutto il mondo, compreso il mio, diventando un vero best seller: Il cavaliere d'inverno di Paullina Simons, il primo di una trilogia, un piccolo capolavoro del suo genere. 

Un romanzo storico di tutto rispetto, duro, spietato, crudele, ma anche intenso e terribilmente romantico, un perfetto mix di storia e di sentimenti, con Alexander e Tatiana che diventano, nella loro drammaticità, protagonisti indimenticabili. Un rollercoaster di emozioni incredibili.

Devo ammettere che anche in Italia abbiamo delle abilissime penne che sanno scrivere delizie per gli occhi e la mente, autrici di romance storici che hanno regalato delle chicche da non perdere, sia in cartaceo che in digitale. 

Posso citarvene due che ho molto apprezzato e di cui non perdo un'uscita: Virginia Dellamore e Linda Kent. Ma sono solo esempi, vi invito infatti a cercare i romanzi nostrani, che non hanno certo da invidiare nulla alle autrici straniere più note. 

Spero di non avervi annoiati, anzi di avervi incuriosito sul genere e soprattutto sui titoli che vi ho citato.

Ringrazio per l'ospitalità il blog e Cettina, che è stata carinissima a invitarmi, e vi mando un caro abbraccio. Buona lettura!

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Carissimi lettori sono di nuovo io, la scribacchina vaneggiante ufficiosamente ufficiale!


Ringrazio la cara Patrisha per aver accettato l’invito e per aver condiviso con noi la sua passione per il romance storico in questo suo intervento così ricco di spunti imperdibili e vi consiglio (da Janeite io stessa) di tuffarvi senza ulteriori indugi nel mondo dei classici romantici e già che ci siete, leggete anche qualcosa firmato Mar se non l’avete già fatto, non ve ne pentirete!

giovedì 12 maggio 2016

Anticipazioni sulla prossima uscita di "Vaneggiamenti di una Scribacchina"!

Dopo il successo del post dedicato alla Distopia realizzato per Vaneggiamenti di una Scribacchina dalla bravissima e simpaticissima Liliana Marchesi, questa settimana la rubrica torna alla carica con un guest-post imperdibile firmato da un'altra amatissima autrice Patrisha Mar!

Il soggetto del post?

Mmmh questo non ve lo svelo ^_^

 Sarà una sorpresa!

Ci "leggiamo" questo sabato, allora!

Baci <3

sabato 23 aprile 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 25: "Guest-post: Disto...Cosa?"


“It is what you read when you don't have to that determines what you will be when you can't help it.” 
― Oscar Wilde



Oggi siamo giunti alla venticinquesima uscita di questa “vaneggiantissima” rubrica dedicata al mondo della scrittura e dell’editoria!

Quest’occasione è resa ancora più speciale dal fatto che oggi potrete leggere un guest-post, infatti, nell’articolo che segue questa brevissima introduzione codesta scribacchina passa il testimone ad un’altra vaneggiante collega di penna che oggi vi parla di un genere letterario molto particolare a cavallo fra fantasy e fantascienza che si sta conquistando un posto di tutto rispetto fra le tipologie di romanzi più amati dai lettori.

Volete sapere di quale scrittrice sto parlando e di cosa tratta questo guest-post?

Proseguite la lettura e lo scoprirete…  :)


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DISTO...COSA?


 Buongiorno carissimi followers di Cettina ^_^

Oggi sono qui a rompervi le scatoline perché la padrona di casa mi ha invitato a scrivere un articolo sulla Distopia. 

Un invito che ho accolto con gioia dato che si tratta di un genere letterario a me mooooooolto caro!

Chi sono io? Non ha importanza. Rimandiamo le presentazioni alla fine e dedichiamo il post a questa parola che sembra incutere terrore nell'animo di coloro che la sentono nominare per la prima volta.

 Sì perché, dovete sapere, che ogni volta che mi viene chiesto che genere di romanzi scrivo(primo indizio, sono una scrittrice) e io rispondo "Distopici", i lineamenti dei miei interlocutori iniziano a deformarsi in preda a un caos di emozioni contrastanti e di pensieri tipo "Oddio che ha detto?", "Adesso annuisco e fingo di sapere di cosa si tratta", "E se poi mi fa qualche domanda?
Figura di cacca garantita! Meglio dire la verità e chiedere che cavolo vuol dire.

Quindi che dite? Facciamo un po' di chiarezza?

Se prendiamo la definizione tecnica che ci fornisce il nostro amico o amica Wiki (Wikipedia), con il termine DISTOPIA s'intende la descrizione di una società immaginaria altamente indesiderabile e spaventosa. Visti i tempi che corrono mi verrebbe da dire la vita reale...

Ora potrei elencarvi una serie di titoli, parlarvi del primo romanzo Distopico pioniere del genere, ma questo non vi aiuterebbe a comprendere fino in fondo le peculiarità della Distopia (soprattutto se non li avete ancora letti), quindi cercherò di attirare la vostra attenzione su alcune Saghe più attuali e che, ne sono certa, molti di voi avranno sicuramente letto e amato (senza sapere che fossero Distopici).

Se per Distopia si intende la descrizione di una società altamente indesiderabile, allora l'ambientazione del romanzo è fondamentale. Solitamente si tratta di una sorta di salto nel futuro, in cui il mondo è completamente diverso da come lo vediamo e viviamo oggi. Diverso in cosa? Questo sta alla fantasia dell'autore stabilirlo, e alla causa scatenante che si è scelta ovviamente. Per farvi qualche esempio...

- Un virus si è diffuso trasformando gran parte della popolazione in zombie. I superstiti devono cercare di sopravvivere, trovando possibilmente una soluzione a questa piaga. (Sono moltissimi gli autori che hanno sviluppato il tema zombie: "Warm bodies" di Isaac Marion, esiste anche il film, "World War Z" di Max Brooks, anche qui vi è una trasposizione cinematografica... con un super Brad Pitt in azione!)

- Il governo ha stabilito che l'amore è la causa principale della criminalità e delle guerre, perciò considerandolo una malattia vera e propria trova il modo di eliminarlo. Una piccola operazione... e non si sente più nulla. (Saga "Delirium" di Lauren Oliver).

- La città è barricata e la popolazione è divisa in fazioni (questo dovreste riconoscerlo), ognuno conosce il suo posto e sa cosa deve fare per contribuire al sostentamento della città. Ma ci sono delle eccezioni che minacciano di stravolgere gli equilibri. (Saga "Divergent" di Veronica Roth, ovviamente riprodotta sul grande schermo).

- Dei ragazzi si risvegliano in una radura all'interno di un labirinto mortale e quasi impossibile da superare. Non aggiungo altro per evitare di rovinarvi le numerose sorprese. (Saga "Maze Runner" di James Dashner).

Ho citato di proposito dei titoli apparsi anche sul grande schermo, perché se anche non avete letto i libri, quasi certamente avrete guardato i film.

Se così non fosse... rimediate al più presto e non ve ne pentirete!

Qui non si tratta di pura fantascienza. I temi che vengono trattati sono spesso molto profondi e più attuali di quanto immaginiamo. Si tratta di storie d'amore e di speranza ambientate nel mondo che, forse, sarà quello in cui vivranno i nostri figli, o i figli dei nostri figli.

Da questi romanzi, dalle menti visionarie di questi autori che a volte possono apparire di vedute estreme, possiamo trarre spunto per fare delle riflessioni importanti sul nostro presente. Perché è ADESSO che si scrive il futuro. Sono le nostre azioni che determineranno quello che accadrà domani.

Detto questo, mi presento... il mio nome è Liliana Marchesi, e se volete scoprire quali romanzi Distopici ho scritto vi invito a visitare il mio sito web www.lilianamarchesi.it

A presto!

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Carissimi lettori sono di nuovo io, la scribacchina oste di questa speciale uscita della rubrica!


Ringrazio la gentilissima e simpaticissima Liliana per il suo intervento di oggi e vi lascio con alcune bellissime quote-cards tratte dai suoi appassionanti romanzi distopici! 

Ci rivediamo la prossima settimana con un'altra vaneggiante uscita! 
^_^






sabato 2 aprile 2016

Vaneggiamenti di una scribacchina in vacanza forzata!

Per problemi tecnici, aka una connessione ad internet psicopatica, I vaneggiamenti di questa scribacchina si fermano per un pochino.
Ci rivediamo appena possibile con la prossima uscita della rubrica.

Stati tuned don't forget about me! ^_^

sabato 26 marzo 2016

Auguro una serena Pasqua a tutti!

I Vaneggiamenti di questa scribacchina si fermano per le festività.

Happy Easter everyone! 🐇🐣🐰🐥

giovedì 24 marzo 2016

The Bookshop window #1 "Puncher"


Salve a tutti  e benvenuti!

Ho deciso di aprire uno spazio per gli scrittori sul mio blog nella forma di una nuova rubrica dedicata ai libri. 
“The Bookshop window” -oggi alla prima uscita- sarà una colonna destinata ad anteprime, segnalazioni, recensioni e quant'altro.


Sono felice di dare il via alla rubrica con una segnalazione librosa molto interessante.

Sto parlando di “Puncher” dell’autrice Connie Furnari, un bel romance dalle sfumature piccanti con una trama che promette freschezza e romanticismo del quale la rubrica di oggi offre anche due deliziosi stralci che ci regalano un insight unico sui due protagonisti.


La trama:


Per aiutare il padre malato di cuore, dopo aver lasciato il college, April si vede costretta a lavorare nell’attività di famiglia, un’officina meccanica nel Queens.

Il suo più grande sogno è diventare attrice, sperando così di dare un senso alla propria vita, e magari guadagnare per fare curare il padre in strutture adeguate.

La sua occasione arriva quando, a causa di circostanze impreviste, viene scelta per interpretare Jo March in una rappresentazione teatrale di Piccole Donne a Manhattan, organizzata dalla famosa compagnia Lancelot, diretta dall’affascinante Edward Tucker, il quale sembra fin da subito provare un evidente interesse per lei.

Ma l’ambiente del teatro e del cinema non è come April si aspettava: ben presto, comprende che dovrà lottare assiduamente, per non soccombere all’invidia degli altri membri della compagnia teatrale.

Per caso conosce Joe, e ne rimane affascinata: un ragazzo cresciuto nel Bronx, ribelle e determinato, che si allena nella palestra vicino alla sede Lancelot, sperando di diventare un pugile professionista.

Tra April e Joe nasce una forte amicizia, e cominciano a sostenersi a vicenda, per realizzare ognuno il proprio sogno. Quando capiscono di provare qualcosa l’uno per l’altra, si scontrano con la dura realtà, e la loro passionale storia d’amore viene intralciata dall’ambiente teatrale, pieno di raccomandazioni e ingiustizie, e quello corrotto e duro della boxe.

Puncher è un romance dallo stile fresco e coinvolgente, con accese sfumature hot e due protagonisti  molto indipendenti e appassionati. Un romanzo che narra di un amore forte e istintivo, intralciato dalla vita reale, che lotta per realizzarsi in un mondo corrotto e sporco, in cui i sogni sono l’unico modo per sopravvivere.

Dati libro:
Link per l’acquisto:  AMAZON
Titolo: Puncher
Autrice: Connie Furnari
Formato: Kindle Edition
Numero di pagine: 145
Prezzo di copertina: 1,17
Disponibile anche su Kindle Unlimited
Dalla stessa autrice di:  “Light my Fire”, “Blood Moon”, “Secret Heart”.


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L’autrice:

Connie Furnari è nata a Catania. Laureata in lettere, appassionata di cinema, pittura e animazione giapponese, ha pubblicato con varie case editrici e vinto diversi premi letterari.
Predilige scrivere il fantasy e il paranormal, ma si dedica anche al romance e alla narrativa per bambini. Tutte le opere dell’autrice sono facilmente reperibili su Amazon, sia in digitale che in cartaceo.
Collaboratrice di molti web magazine letterari, vive tra centinaia di libri e dvd; adora leggere, disegnare manga, e dipingere quadri.
Il blog www.conniefurnari.blogspot.it offre stralci delle sue opere, contest letterari, affiliazioni e promozioni di opere inedite ed editori, una sezione dedicata agli scrittori esordienti e alle case editrici, servizi di editing e molto altro.
La sua email ufficiale è conniefurnari@hotmail.it



Per i più curiosi, ecco gli stralci... 

 ***



Uscii fuori. Non potevo arrendermi prima ancora di iniziare. Era l’unica occasione che avevo. Sarebbe stato facile rinunciare, così da tornare a casa, nel mio angolino… ma non potevo. Dovevo dimostrare a me stessa di avere le palle.
Una volta giunta davanti all’entrata, alzai il capo. La hostess aveva detto che il Teatro 2 era sopra di loro. C’era una grondaia che percorreva la facciata frontale dell’edificio, con piante d’edera che ricoprivano il muro fino al secondo piano. Senza pensarci due volte, mi arrampicai. Sarei arrivata a quell’audizione a tutti i costi, non mi importava di fare le mie solite figuracce.
Il mio piede a un tratto scivolò. Urlai, mentre cadevo all’indietro, staccandomi dalla grondaia, dopo essere arrivata quasi a destinazione.
Aspettai di sentire il dolore e il pavimento del parcheggio sotto la mia schiena, ma qualcosa fermò la mia caduta. Due braccia forti.
«Questa è la prima volta che una bella ragazza mi cade dal cielo.»
La voce che pronunciò questa frase era roca, sexy.
Un ragazzo mi aveva presa, salvandomi. Le mie mani caddero sui suoi pettorali, messi in mostra dalla maglietta aderente, a maniche corte, sotto la giacca di pelle.
«Scusa!» mi divincolai arrossendo e lui mi fece scendere.
«Per fortuna sono arrivato in tempo.»
«Ma come hai fatto a…»
«Stavo uscendo dagli studi e ho visto una donna arrampicarsi per un muro. Non è una cosa che si vede tutti i giorni. Così mi sono avvicinato.»
Mi sorrise in un modo che mi fece tremare le ginocchia. Era carino da morire. Aveva gli occhi grigio verdi: i capelli ricciuti e color castano chiaro gli incorniciavano il volto, facendolo sembrare un angelo.
Imbarazzandomi, chinai lo sguardo. «Grazie.»
«Posso chiederti perché ti stavi arrampicando su per la grondaia?»
Gli dissi la verità. «Ecco, devo fare un’audizione per la compagnia teatrale Lancelot e qualche simpaticona mi ha chiusa fuori, in modo da avere una rivale in meno.»
Lasciò scappare un fischio. «Benvenuta nel mio mondo.» Si girò verso la strada e indicò un fabbricato, dall’altra parte. Una palestra di boxe: l’edificio era moderno, le facciate di mattoni color terracotta. L’insegna diceva Douglas’ Boxing. «Io mi alleno laggiù. Anche nel mio ambiente c’è parecchia rivalità. Tutti che ti vogliono fottere. In questi studi c’è la nostra agenzia pubblicitaria.»
Ecco come si era trovato lì, pronto a soccorrermi. «Sei un pugile?» ipotizzai.
«Diciamo che ci provo» mi fece l’occhiolino. Era davvero un figo stratosferico, ma da dove era saltato fuori? Mentre ammiravo la sua prestanza fisica, ricordai che c’era qualcosa che dovevo fare e che avevo quasi dimenticato, distratta dalla sua avvenenza.
«Oh, merda» urlai. «Avranno già iniziato senza di me!» Alzai di nuovo il capo verso il primo piano. E mi rivolsi a quel ragazzo sconosciuto. «Senti, dammi una mano. Fammi salire sulle tue spalle, in modo che possa raggiungere quel balcone.»
«Cazzo, ma sei impazzita?»
Mi squadrò sorpreso. Sembrava comunque divertito.
«Ti prego!» insistetti, congiungendo le mani.
Lui sospirò. Si chinò e gli saltai addosso. Fin da bambina, il mio corpo si era sempre conservato agile e scattante, e non trovai difficoltà a mettere i piedi sulle sue spalle.
«Peso troppo?» chiesi preoccupata, mentre arrancavo e cercavo di aggrapparmi di nuovo alla grondaia.
«Stai scherzando? Sei così minuta che potrei sollevarti con un dito!» Mi diede un’ulteriore spinta e mi arrampicai, come stavo facendo prima.
Quando raggiunsi il balcone, scavalcai la ringhiera con una gamba e mi sporsi. Lui era ancora là sotto. «Grazie. E scusami se ti sono caduta addosso, poco fa.»
Alzò il pollice e gli sorrisi. Un po’ mi dispiaceva lasciarlo, ma dovevo entrare. Ci osservammo, senza parlare, per parecchi secondi. Anche lui non aveva nessuna voglia di andarsene.
Infine, mi resi conto che ero davvero in ritardo. «Ci vediamo. Scappo!»
Non rimasi ad attendere la sua risposta. Mi lanciai come una furia contro la portafinestra e la spalancai. Inciampando, arrivai a terra.
Appena mi sollevai, con le foglie d’edera attaccate ai capelli, vidi una folla di persone che mi osservava. Ero in un teatro di prove. I ragazzi che erano con me al piano di sotto poco prima spalancarono la bocca, impressionati. Avevano capito che non ero il tipo da lasciarsi fregare così facilmente.


 ***

Quando parlò, cominciai a capire molto di quel ragazzo, che sembrava sempre così inquieto e sbandato:
«Sono cresciuto nel Bronx. Da bambino ho passato l’inferno. Vivevamo in uno squallido bilocale. Mio padre non lavorava, beveva, e quando era ubriaco picchiava me e mia madre. Una notte, quando avevo quindici anni, tornai a casa dopo essere stato fuori con degli amici. Mio padre stava picchiando mia madre per l’ennesima volta. Non ce la feci più a sopportare, senza fare nulla. Mi avventai su di lui e lo massacrai di pugni. Ero fuori di me. Mi fermai solo perché mia madre corse a chiamare i vicini, e riuscirono ad allontanarmi da quel bastardo.»
Ero senza parole, lo vidi esitare.
«April, te lo potrei giurare… quella notte sarei arrivato ad ammazzarlo se non ci avessero divisi, per quello che ci aveva fatto patire, per anni e anni.»
Commossa, gli presi la mano e gliela strinsi. Non c’era nulla che io potessi dire. La sua sofferenza era lampante, mentre ricordava quella storia.
Proseguì, con voce velata. «Quando si riprese, mio padre disse che non ero più suo figlio, e che mi avrebbe sbattuto fuori di casa. Gli urlai contro che ero io ad andarmene, e non lui a cacciarmi. Non mi fece neppure salutare mia madre. Me ne andai con la poca roba che avevo, mentre lei piangeva chiusa in bagno.»
Assentii e ascoltai ancora:
«Fin ora mi sono sempre mantenuto facendo lavori saltuari, come lo scaricatore di merci ai magazzini, il commesso nei fast food, il fattorino…»
Prese fiato. «Lo stesso giorno che mi trasferii nel mio quartiere, alcuni ragazzi provarono a fare i gradassi, chiedendomi denaro, visto che ero nuovo. Li massacrai a pugni e nessuno osò più fare il bullo con me, anzi, cominciarono a starmi alla larga considerandomi un delinquente. Dopo aver vissuto fin da bambino nel Bronx, era la sola legge che conoscevo. I pugni. E a quel punto compresi. Mi sentivo meglio solo quando picchiavo qualcuno, perché davanti a me vedevo soltanto la faccia di mio padre.»
Trattenni il fiato. Era spaventoso. Capivo come si era sentito, cosa doveva provare in quel momento, mentre mi raccontava di quanto la vita fosse stata crudele con lui.
«Mi misi a girare per New York, ma nessun manager voleva puntare su un pugile senza alcuna esperienza. A Manhattan trovai la palestra di Douglas, quella accanto agli studi televisivi Lancelot» proseguì. «Gli raccontai la mia storia e lui mi prese sotto la sua ala. Fin ora è stato lui che mi ha fatto da padre. E anche se a volte è troppo duro, è niente paragonato a quello che ho subìto da bambino. A modo suo, Douglas mi ha sempre voluto bene. A differenza di mio padre.»
«Che ne è stato dei tuoi genitori?» mi azzardai a chiedere.
«Tre anni fa ricevetti una telefonata di mia madre, era riuscita a rintracciarmi perché le avevano raccontato che ero diventato un pugile. Mio padre era morto. Gli avevano sparato durante una rapina, in un negozio di liquori. Andai al funerale, per rimanere accanto a lei, ma non versai neppure una lacrima. Non riuscivo a piangere. Quell’uomo non era mai stato niente per me.»
«Joe…» mi avvicinai ancora di più. I nostri fianchi si sfiorarono.
«Scusami April, non volevo intristirti.»
Non so perché lo feci, perché glielo dissi. Forse perché la sua storia mi aveva aperto il cuore. Chinai il capo e sussurrai piano. «Un pomeriggio di molti anni fa, quando ero bambina, stavo giocando in cortile. Mia madre era seduta su un gradino del portico, e fumava una sigaretta. Fin da piccola, l’avevo sempre vista con quell’espressione vuota. Come se non fosse felice. Facevo le capriole, saltavo, ma lei continuava a non guardami. Entrai in casa, presi dall’armadio uno dei suoi vestiti, lo indossai e tornai in giardino. Per gioco, iniziai a recitare alcuni versi di film famosi, fingendo di essere Rossella O’Hara, Marylin Monroe e molte altre… enfatizzando ogni gesto. Mia madre alzò finalmente lo sguardo. Credo sia stata quella l’unica volta in cui lei mi abbia guardato davvero. Mentre ero qualcun altro. Pochi mesi dopo, ci lasciò e scappò con un uomo appena conosciuto. Non so dove sia adesso.»
«Per questo motivo hai scelto di recitare.» Joe aveva già compreso, prima ancora che io parlassi. Era sveglio e molto sensibile. «Sai, da quando ho iniziato a fare pugilato ho capito una cosa. Non devi mai smettere di colpire, perché se ti volti indietro, anche solo una volta, la vita ti mette al tappeto.»


   ***
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