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sabato 31 ottobre 2015

Happy Halloween!

Ehilà c-c-c-c’è qu-qualcuno?!












A causa della sovrapposizione fra l’uscita vaneggiante della rubrica di scrittura e la festività praticamente nazionale e con obbligo di osservanza –per me, almeno :P- di Halloween, i Vaneggiamenti di questa settimana non saranno postati e quindi l'uscita slitterà al prossimo weekend. 
Io passerò  due giorni interi a preparare dita di strega, biscotti mostruosi, pumpkin pie e ad intagliare zucche con i miei nipotini mentre la fright night vera e propria sarà  dedicata alla lettura e alla visione di horror come una  seguace di Stephen King che si rispetti, partendo con Il Dracula diretto da Coppola!

Fatevi una monster mash dance con i vosri cari e se avete tempo ripassate di qui il prossimo sabato per la rubrica che in quell'uscita approfondirà il tema del Punto di Vista.
https://www.youtube.com/watch?v=AxcM3nCsglA


Felice Halloween a tutti, vi auguro mille strilli di terrore e incontri ravvicinati con spettri e demoni!



PS date un'occhiata alla pagina Song of the Week che non poteva che essere a tema, oggi...




mercoledì 28 ottobre 2015

Recensione per Blood Butterfly

Ciao a tutti! Oggi lascio un brevissimissimo post per ringraziare Lidia per la bella recensione fatta a "Blood Butterfly" sul suo blog: "Il Rumore dei Libri".



La potete leggere qui:



sabato 24 ottobre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina: 13 "Diretto o indiretto, questo è il... discorso!




“Books are the quietest and most constant of friends; they are the most accessible and wisest of counselors, and the most patient of teachers.” 
- Charles William Eliot

                 

Diretto o Indiretto, questo è il… discorso!



Dopo aver trattato i vari tipi di focalizzazione, oggi parliamo del modo nel quale l’autore dona la parola ai suoi personaggi e rispondiamo cioè alla domanda “How?”, lasciando le risposte alle 5 W* per le prossime uscite.


Come scrive un autore? 

Non mi riferisco alla qualità della sua scrittura, ma alla tecnica naturalmente…


Con quali mezzi ci fa comprendere che tipi di POV* ha adottato?


La differenza dei POV all'interno di una narrazione porta alla scelta di una certa tecnica narrativa piuttosto che un’altra e influenza direttamente il tipo di focalizzazione. 


Se volessimo schematizzare in modo molto molto generico, potremmo dire che:



-Focalizzazione Zero: prevalenza di discorso indiretto



-Focalizzazione Interna: prevalenza di discorso indiretto libero, monologo interiore e flusso di coscienza



-Focalizzazione Esterna: prevalenza di discorso diretto



Vediamo un po’ che cosa distingue i vari tipi di discorso…


-Discorso diretto: riporta le parole effettivamente pronunciate dai personaggi e solitamente è introdotto (o subito seguito) da verbi comunicativi come “disse”, “penso”, ai quali fanno seguito le virgolette, precedute dai due punti, o simili segni grafici distintivi (”” … «» ... – – … ).


-Discorso indiretto: le parole e i pensieri dei personaggi non sono riportate verbatim, ma vengono raccontate; il discorso indiretto si distingue per la presenza di verbi comunicativi fatti seguire dalla congiunzione “che” ed espressi esplicitamente o preceduti dalla preposizione “di” ed espressi all'infinito; rilevante è anche l’utilizzo di avverbi, pronomi e congiunzioni.


-Discorso indiretto libero: è un discorso di tipo indiretto, ma non è introdotto da  verbi di comunicazione. Il narratore assume il POV e il linguaggio del personaggio senza dargli la parola. É tipica una forte presenza di elementi dello stile orale come: ripetizioni, proposizioni interrogative ed esclamative, uso di forme verbali implicite (come l’infinito), espressioni tipiche del linguaggio parlato, slang, lunghi brani contenenti accumuli di pensieri un po’ alla rinfusa.


-Monologo interiore: segue le forme del discorso diretto, ma rimane in forma di pensiero recondito, in quanto si sviluppa “all'interno del personaggio”, non viene mai pronunciato e non presenta interlocutori. Il narratore non riferisce il monologo interiore, come fa quando riporta il discorso indiretto nella narrazione, ma lascia la parola al personaggio e scompare. Le caratteristiche proprie del monologo interiore sono le seguenti: mancanza di verbo comunicativo; utilizzo della prima persona e prevalenza di forme verbali al presente o infinitive. I pensieri del personaggio, essendo “espressi” direttamente da esso, sono esposti seguendo un ordine logico e presentano numerose interrogative, esclamative ed espressioni tipiche della lingua parlata.


-Flusso di coscienza (Stream of consciousness)  : è una forma specifica di monologo interiore che riproduce la successione senza logica e irrazionale di frammenti di pensieri, sensazioni ed immagini. Il flusso di coscienza porta in superficie il pensiero più inconscio e lo fa senza utilizzare segni di interpunzione o pause e I lunghi periodi narrativi si susseguono senza connessioni logiche. (Questo tecnica narrativa, tipica della narrativa anglo-americana, è stata resa celebre dall'autore irlandese James Joyce che con essa compose un intero romanzo “Ulisse” in italia la tecnica è stata applicata da Italo Svevo e Luigi Pirandello)


Se volessimo riassumere gli argomenti tecnici trattati negli ultimi appuntamenti vaneggianti della rubrica, potremmo farlo con il seguente schema:








*Approfondiremo il Punto di Vista nei suoi aspetti pratici nelle prossime uscite
*https://it.wikipedia.org/wiki/Regola_delle_5_W 
*Lo schema soprastante è stato realizzato con il programma di scrittura Scapple: https://www.literatureandlatte.com/scapple.php



Per approfondire:

https://it.wikipedia.org/wiki/Focalizzazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Discorso_diretto


https://it.wikipedia.org/wiki/Discorso_indiretto


https://it.wikipedia.org/wiki/Discorso_indiretto_libero


https://it.wikipedia.org/wiki/Flusso_di_coscienza


https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Svevo


https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Pirandello

https://it.wikipedia.org/wiki/James_Joyce


sabato 17 ottobre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina 12: "La Voce dietro le Pagine: il Narratore






“If you only read the books that everyone else is reading, you can only think what everyone else is thinking”
- Haruki Murakami

                 

La Voce dietro le Pagine: 
il Narratore


Oggi parliamo di una figura molto importante in ogni opera di narrativa, una figura che in ogni libro che si rispetti deve restare invisibile -qualora non coincida con nessuno dei personaggi del libro- e non deve ingarbugliarsi troppo con la “voce” dello scrittore, mi riferisco al narratore.

Innanzitutto vediamo un po’ chi è il narratore e che cosa fa…

Una delle qualità che rende un testo narrativo unico rispetto alla lirica e al dramma è proprio la presenza del narratore.

Egli non va confuso con chi scrive, sebbene molte volte gli scrittori vengano chiamati “narratori” non è di loro che stiamo parlando al momento, ma di una parte della finzione letteraria, la voce narrante alla quale è affidato il compito di raccontare la vicenda a chi legge.

Il narratore, dunque, va sempre considerato come una figura fittizia costruita dallo scrittore.


Esiste solo un caso nel quale autore e narratore si identificano e cioè quello delle opere autobiografiche, a questo esempio si prenda in considerazione il libro “On Writing”* di Stephen King; un’ opera  nella quale, a parte parlare del mestiere in sé, l’autore descrive in prima persona tutte quelle esperienze che lo hanno portato a diventare uno scrittore.


Vediamo un piccolo stralcio nel quale King descrive la sua preziosa esperienza di collaborazione con un settimanale durante il liceo:

“Il giorno in cui andai da lui a consegnare i miei primi due articoli, Gould mi disse qualcos'altro di molto interessante: scrivi con la porta chiusa, riscrivi con la porta aperta. In altre parole, ciò che scrivi comincia come una cosa tutta tua, ma poi deve uscire. Dopo che hai ben capito che storia è e la scrivi nella maniera giusta, o comunque al meglio di cui sei capace, appartiene a chiunque abbia voglia di leggerla. O criticarla. E se sei molto fortunato (questa è un’idea mia, non di John Gould, ma credo che l’avrebbe sottoscritta), saranno in maggior numero quelli che desidereranno leggere di quelli che vorranno criticare.” (On Writing -autobiografia di un mestiere, S. King, 2001, Sperling & Kupfer)


Il brano sopra riportato -a parte dare un ottimo consiglio a qualunque scrittore- mette chiaramente in evidenza come in questo caso narratore e scrittore coincidano, ma, come abbiamo detto, non è sempre così.

Parliamo un po’ di quando accade il contrario…


Possiamo distinguere due modelli narrativi primari con altrettanti livelli-narratore:

-Narratore di primo grado: racconta la vicenda (Iliade di Omero)

-Narratore di secondo grado: personaggio che riceve il compito di narrare i fatti dal narratore di primo grado che lo introduce (Shahrazàd, ne Le Mille e una notte)

A sua volta in relazione al rapporto che il narratore ha con la storia esso può essere:

- assente dalla storia, perché del tutto esterno e quindi invisibile (Omero)

- assente dal narrato, ma presente nella cornice, perché personaggio che racconta una storia che non ha vissuto (Shahrazàd)

-presente nella storia (narratore interno) come personaggio del tutto coincidente con il narratore (Robinson Crusoe di Daniel Defoe)

-presente all'interno della storia ma narratore di secondo grado, perché introdotto da un narratore esterno (Ulisse nell'Odissea)


Quando parliamo di “narratore”, dobbiamo anche parlare di punto di vista o focalizzazione…

Generalmente si distinguono tre diversi tipi di focalizzazione:


Focalizzazione zero: la abbiamo quando i fatti sono raccontati da un narratore onnisciente, cioè da una voce che è a conoscenza di tutti gli aspetti della vicenda narrata -passati presenti e futuri-, nonché degli stati d’animo e dei pensieri di tutti i personaggi. Questa "voce" fa, laddove possibile, delle osservazioni sul narrato e sui personaggi. Questo narratore sa più dei personaggi della vicenda e sembra guardare lo svolgere degli eventi dall'alto; questo tipo di focalizzazione è il più usato in assoluto e lo ritroviamo in moltissime opere moderne (es: Mansfield Park di J. Austen) 

-Questo tipo di focalizzazione è generalmente espresso in una narrazione che segue la terza persona.



Focalizzazione interna: si verifica quando il narratore assume il punto di vista di un personaggio specifico. Quando ciò avviene, il narratore perde la propria onniscienza relativa alla vicenda e a ciò che è racchiuso negli altri personaggi, è conosce solo il POV* del personaggio con il quale esso va a coincidere. Questo narratore, dunque, sa quanto sanno i personaggi.
La focalizzazione interna può essere:

-fissa: quando il POV adottato appartiene solo è sempre ad uno stesso personaggio (molto spesso il protagonista della vicenda)

-multipla: quando il narratore cambia prospettiva nel corso della vicenda, passando da un personaggio all'altro e quindi adottandone i vari POV

La focalizzazione interna può seguire sia una narrazione in prima persona (cosa che avviene nella maggior parte dei casi) che una in terza, nella quale il narratore non parla in prima persona, ma delinea la vicenda seguendo strettamente l’ottica di uno o più personaggi (senza onniscienza).

Le forme di espressione che danno voce a questo tipo di focalizzazione sono:

- discorso indiretto libero

- flusso di coscienza

- monologo interiore*



Focalizzazione esterna: la troviamo in racconti assolutamente oggettivi nel quale il narratore può “vedere” solo azioni compiute dai vari personaggi, solo il mondo esterno della storia fatto, appunto, di agito e dialogo e mai l’interno(pensieri, sentimenti, stati d’animo…) Questo narratore è un testimone delle vicende e sa meno di quanto sappiano i personaggi.

-Ritroviamo questo tipo di focalizzazione e quindi questo tipo di narratore/testimone in molti romanzi gialli “classici” nel quale l’autore intende mantenere vivo il mistero che sta dietro la vicenda il più a lungo possibile e per farlo, priva il lettore della possibilità di vedere all'interno della coscienza dei personaggi.

-La narrazione che segue questo tipo di focalizzazione presenta un narratore totalmente obiettivo che non tradisce mai le proprie opinioni e il proprio giudizio e  non fa alcun tipo di osservazione. 
Esso si limita a descrivere ciò che vede dall'esterno senza fornire alcuna informazione. Il suo, è un punto di vista indifferente ed estraneo ai fatti.



Quando scrive una storia, l’autore può scegliere di far seguire al proprio narratore un solo tipo di focalizzazione o può modificarla a seconda delle necessità del racconto; non esiste un solo schema di utilizzo delle varie forme di focalizzazione e punto di vista.


Il problema della confusione fra scrittore e narratore, come si può ben capire da quanto scritto sopra, appartiene più a un pubblico di non-intenditori che a dei lettori che sanno il fatto loro, ma giusto per chiarire andiamo a ribattere quanto segue:

a meno che non direttamente specificato dallo scrittore (ad esempio con la tecnica della surrogazione, con la quale egli appunta un personaggio a portatore diretto delle proprie idee e/o della propria persona)  o altrimenti dichiarato dal genere stesso dell’opera (autobiografia), possiamo affermare con sicurezza che i due non coincidono e la filosofia espressa con il pensiero di un dato narratore interno - o se è per questo, dai personaggi della storia in generale- non necessariamente è in accordo con quella dell’autore del libro e può anzi essere talvolta diametralmente opposta ad essa. 

Si pensi al caso di autori come Thomas Harris e Jeff Lindsay che hanno scritto romanzi che seguono serial killer (The Silence of The Lambs/ Darkly Dreaming Dexter), solo ad un lettore veramente molto molto molto… ingenuo -scrivo questo, ma sto pensando aggettivi molto meno graziosi- verrebbe in mente di pensare che possa esistere una giustapposizione fra l’identità dell’autore e quella del narratore/personaggio o fra le loro idee; mentre -si spera- il resto del mondo è ben consapevole del fatto che Harris non sia un cannibale e Lindsay non conservi vetrini con impresse gocce di sangue umano prelevate dalle sue vittime in casa propria...














*Giusto per fare l’occhiolino alla mia solita ossessione per il Re, ma non fatevi influenzare troppo da essa, vi assicuro che “On Writing” è davvero un libro che ogni scrittore-wannabe dovrebbe leggere, indipendentemente dal genere letterario nel quale ricadono le sue opere.
* di questi parleremo nelle prossime uscite della rubrica.






Per approfondire:


https://it.wikipedia.org/wiki/Narratore

https://it.wikipedia.org/wiki/On_Writing:_Autobiografia_di_un_mestiere

https://it.wikipedia.org/wiki/Iliade

https://it.wikipedia.org/wiki/Le_mille_e_una_notte

https://it.wikipedia.org/wiki/Robinson_Crusoe

https://it.wikipedia.org/wiki/Odissea

https://it.wikipedia.org/wiki/Mansfield_Park

https://it.wikipedia.org/wiki/Il_silenzio_degli_innocenti_(romanzo)

https://it.wikipedia.org/wiki/La_mano_sinistra_di_Dio_(Lindsay)

sabato 10 ottobre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina 11: "I portatori dell'Azione Parte Terza, l'Antagonista... quel bastardo!









“Outside of a dog, a book is man's best friend. Inside of a dog it's too dark to read.” 
 Groucho Marx


I portatori dell'azione Parte Terza,
 l' Antagonista... quel bastardo!




Oggi concludiamo quest’uscita speciale in tre parti della mia rubrica vaneggiante.

Per chi non avesse letto le due parti precedenti, in esse sono state trattate le figure del Protagonista Eroe e del Protagonista Anti-eroe.

Come suggerisce il titolo, questa terza parte si occuperà di quel bastardo che rende le storie interessanti perché, dopotutto, se nessuno rompe le scatole al protagonista, non c’è veramente nessuna storia da raccontare, o almeno nessuna storia che non faccia dormire in piedi il lettore!

La felicità indisturbata dei personaggi non fa storia.

Ma chi è l’antagonista?

È forse un personaggio messo lì a casaccio per raccogliere il disprezzo del pubblico e rendere il protagonista affascinante per confronto?

È forse il punching-ball dello scrittore: un personaggio nel quale confluiscono tutte le qualità odiose e antipatiche che la sua mente può concepire?

Assolutamente no.

Una risposta facile alla prima domanda che ci siamo posti è quindi la seguente:
L’antagonista è l’eroe di una storia dentro la storia che stiamo leggendo, quella del protagonista.

Dunque, per logica, l’antagonista è il protagonista della propria storia.

Un buon antagonista è una persona vera, con caratteristiche umane tangibili, ed è sempre l’eroe della propria storia, sebbene a volte finisca per essere l’antagonista nella storia di qualcun altro.

Come sostiene Roger Ebert, un critico cinematografico, "Ogni film vale solo quanto il suo cattivo. Dato che gli eroi e gli espedienti tendono a ripetersi di pellicola in pellicola, solo un grande cattivo può trasformare una buona prova in un trionfo".

È facile capire come questa affermazione possa essere estesa anche alle altre forme della narrativa.

L’antagonista è quindi necessario al funzionamento della narrazione ed è fondamentale per l’intrattenimento del pubblico.

Sappiamo già che esistono vari tipi di protagonista che vanno ben aldilà della semplice biforcazione eroe/anti-eroe e questo è vero anche per l’antagonista.

Non esiste un solo tipo di antagonista e non sempre l’antagonista si può definire cattivo.


Prima di affrontare i vari tipi di antagonista, parliamo un po’ della sua evoluzione in narrativa.

Tanto esistono archetipi ai quali fa riferimento il protagonista, quanto esistono stereotipi dai quali l’antagonista è emerso nella sua attuale figura complicata da una miriade di sfaccettature.


Esistono una moltitudine di stereotipi fisici e psicologici relativi all'antagonista, ma non mi sembra il caso di entrare troppo nel merito, perché sono dell’opinione che gli antagonisti stereotipati, sebbene siano stati estremamente utili per la delineazione di certi canoni di riferimento e pur con le loro ingenuità -brutto=cattivo, capelli rossi=malvagità*, tanto per nominarne alcuni- abbiano contribuito a creare grandi classici della letteratura -basti pensare a "Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr. Hyde"- hanno fatto il loro tempo.

Gli antagonisti “moderni” -ancora una volta uso il termine “moderno” molto molto alla larga- contengono i semi di questi stereotipi, ma le loro personalità e la loro caratterizzazione sono molto più complesse.

Un moderno antagonista non è un bozzetto con grossi difetti fisici e psicologici, ma una persona che deve essere interessante quanto il protagonista della storia, aldilà degli stereotipi.


Tuttavia, va precisato che l’antagonista non sempre è un personaggio specifico all'interno della trama, in quanto esso -come figura- può incarnare tutto ciò contro il quale il protagonista si batte e può anche essere la rappresentazione fisica di una paura e dunque non deve necessariamente essere un avversario in carne e ossa.

Giusto per fare alcuni esempi, l’antagonista può rappresentare:

-La natura: matrigna crudele delle opere leopardiane

-Il Mare: ne “Il Vecchio e Il Mare” di Hemingway 

-Un sovra-sistema sociale, come nel caso del Big Brother di Orwell

-Una parte del protagonista stesso, in uno scontro fra apollineo e dionisiaco dell’animo, ne è un esempio puntuale Mr. Hyde

-Una cosa creata dal protagonista, si pensi al mostro di Frankenstein (anche se in questo romanzo Victor potrebbe essere considerato antagonista di se stesso, in un certo qual modo)

-Un posto, è il caso della villa nel romanzo “The  haunting of Hill House”, o di quella di “Rose Red”

-Un’entità multiforme come IT

-Una metafora fisica per trasporre una paura primitiva collettiva, ancora una volta si pensi al mostro di Frankenstein e a come esso può rappresentare il terrore della società per il progresso tecnologico, o a Freddy Kruger come traduzione in un essere fisico della paura degli incubi.

Un antagonista non può, dunque, essere ridotto ad una caricatura -sebbene ciò accada di continuo-, né solo ad un utile meccanismo narrativo. 
E questo perché, come per il protagonista anti-eroe, il lettore nutre un certo fascino per l’antagonista, risultato della sua natura complessa e  della particolare relazione che esiste fra il protagonista e l’antagonista.

Come abbiamo detto, esistono diversi tipi di antagonista. 

Vediamone alcuni…

Le nove categorie esposte qui di seguito, non sono ufficiali, ma danno comunque una buona idea di base sull'argomento:

  1.  L’antagonista ben intenzionato: è quel personaggio che non si reputa malvagio, non sa che è il protagonista ad avere ragione, pensa di far bene opponendosi al volere del protagonista (La fatina Nyx del Film animato “Tinker Bell and the legend of the NeverBeast”; si lo so… è infantile come esempio: passo troppo tempo con i miei nipotini, evidentemente, portate pazienza :P). Questo tipo di antagonista è particolare perché rientra nella categoria di quei “cattivi” che possono redimersi.
  2. L’antagonista vendicativo: è quel personaggio che ha subito un torto e vuole vendicarlo, non importa come, sa di utilizzare mezzi immorali, ma il fine -ottenere la propria vendetta- giustifica i mezzi -compiere azioni cattive (Billy Loomis in “Scream 1”; Due-Faccie in “Batman Forever”)
  3. L’antagonista bastardo: è quel personaggio che odia il protagonista “just because” e gli deve per forza rovinare la vita, perché attribuisce -senza ragione- la causa di ogni suo problema al protagonista (George Wickham in “Pride and Prejudice”)
  4. Il Villain: l’antagonista cattivo che compie azioni malvagie a fini malvagi e considera il protagonista come un ostacolo da superare, a volte ne ammira le qualità come opponente, ma non si pone questioni di carattere morale quando lo affronta: lui deve vincere per forza e non ci pensa nemmeno per un momento a redimersi(The Master in “Buffy the Vampire Slayer"). 
  5. L’antagonista ridicolo: quel personaggio ricorrente che mette i bastoni fra le ruote al protagonista, ma nel farlo non può fare a meno di rendersi ridicolo, appunto (Jafar in "Aladdin", Zenigata in "Lupin III", in questo secondo esempio è interessante notare lo scambio fra protagonista anti-eroe, essenzialmente buono, ma pur sempre un ladro, e antagonista, un poliziotto, quindi un buono, Crudelia De Mon ne "La carica dei 101")
  6. Il Supercattivo: un villain dotato di qualità sovrumane e contrapposto ad un protagonista supereroe con il quale gioca un’eterna partita a scacchi. Supercattivo e supereroe  si sfidano in una serie di battaglie, ma quasi mai in una guerra definitiva nella quale uno dei due viene definitivamente battuto. Alla fine della battaglia il supercattivo si ritira o “sembra” essere stato sconfitto, ma in qualche modo si salva sempre e inizia una nuova offensiva (Green Goblin in “Spider-Man”).
  7. Il Sadico: una sottocategoria del villain, se vogliamo, ma che non sembra avere un disegno preciso che vada oltre al fare del male al protagonista, a volte può essere disturbato, altre volte no, ma fare del male per lui/lei è come uno sport (L’enigmista  in “Saw”)
  8. Lo psicopatico: un’altra sottocategoria di villain che ha molti punti in comune con il sadico e/o con l’antagonista vendicativo, la cosa che lo distingue è che “the lights are on, but no one’s home”, in altre parole: è sempre e comunque fuori come un balcone, anche se ovviamente esistono gradazioni di follia (Martin Burney, il marito abusivo e ossessivo  in “Sleeping with the enemy” e Norman Bates in “Psycho”)
  9. Il cattivo invincibile: è molto simile al supercattivo, ma non sempre possiede superpoteri. Odia tutto ciò che cammina e respira, senza troppe distinzioni, e non importa quante volte i protagonisti lo sconfiggano e/o uccidano, tanto ritorna SEMPRE (Michael Myers nella saga di “Halloween”, Hannibal Lecter in “Red Dragon” e “ The Silence of the Lambs”)


È da tenere a mente che, molto spesso, certe categorie possono sovrapporsi e creare un antagonista stratificato che manifesta caratteristiche psicologiche e comportamentali afferibili a più di una tipologia.

Questo accade ad esempio nel caso di Billy Loomis di Scream che è contemporaneamente: antagonista vendicativo (incolpa  altri dell'abbandono da parte di sua madre), antagonista bastardo (ha ucciso Maureen Prescott "solo" perché la sua relazione con il padre ha provocato l'abbandono di sua madre) sadico (ammazza tutti quelli che gli capitano a tiro) e psicopatico (beh, sì... insomma: non è certo Norman Bates, ma si capisce che è schizzato).


E' anche da attenzionare il fatto che  l'associazione mentale che facciamo protagonista=buono e antagonista=cattivo, non ha un carattere universale, infatti esistono molte opere narrate dal punto di vista di un personaggio "cattivo”, e qui torniamo un po’ al concetto di distinzione fra eroe ed anti-eroe vista la volta precedente.


Questo porta alla domanda: che differenza c’è fra anti-eroe e antagonista?

Vediamo prima le similitudini:

-entrambi portano avanti l’azione

-entrambi possiedono un codice morale “grigio”

-entrambi possono essere trasgressivi

-entrambi hanno un background che li ha resi ciò che sono


Che cosa cambia, allora?


A differenza dell’Anti-eroe, l’antagonista nella quasi totalità dei casi dirige l’azione primaria, cioè l’offensiva alla quale il protagonista deve reagire.

 E c’è qualcosa che giustifica le azioni dell’anti-eroe, qualcosa gli permette di guadagnarsi la stima e/o la simpatia del pubblico e questo qualcosa manca all'antagonista.

Riassumendo, l’antagonista è necessario perché all'interno della storia, muovendo l’azione primaria, genera tutte le altre e dunque nella figura di questo personaggio è racchiuso il motore della narrazione stessa.

È la forza antagonista, di qualunque genere essa sia, che offre il punto di partenza della storia e le permette –insieme ad altri elementi- di svilupparsi e ampliarsi.

Che cosa farebbe Spider-Man se non avesse supercattivi da affrontare?
Se ne starebbe a casa di zia May a tinteggiare le pareti e in questo non ci sarebbe chissà che grande storia da raccontare, no?!

Nelle righe soprastanti, abbiano delineato diversi tipi di antagonista e abbiamo spiegato come talvolta le varie categorie si giustappongano, ma c’è forse una caratteristica comune a tutti loro?

Sì.

Tutti i cattivi desiderano, VOGLIONO qualcosa; è questo desiderio a spingere le loro azioni, è questo desiderio che li pone in contrasto con l’eroe e con la società ed è questo desiderio che non conosce limiti e freni che, in ultima analisi, li rende essenzialmente privi di morale e diversi dal protagonista -eroe o anti-eroe- perché capaci di compiere qualsiasi cosa per ottenere ciò che VOGLIONO.

Ma come si crea un antagonista che funziona?

Ancora una volta, mi ritrovo a scrivere che la risposta non può essere una sola, ma la prima da considerare e forse anche la più importante è che l’antagonista deve essere umano, deve essere qualcuno che i lettori possono comprendere, qualcuno con il quale chi legge possa identificarsi, sebbene in modo parziale.

Secondo la mia vaneggiante opinione, non si può scrivere una storia dove il protagonista è una Mary Sue o un Gary Stu* amata/o da tutti e l’antagonista è un bastardo spregevole senza motivazioni; non se si vuole scrivere un buon libro.

Anche la categoria dell’antagonista bastardo che odia il protagonista “just because”, sopra riportata, per assurdo racchiude antagonisti che non hanno una ragione “diretta” per fare del male al protagonista, ma credono di averla, VOGLIONO, dargli la colpa di qualcosa e hanno, dunque, una motivazione, sebbene insensata, per fare ciò che fanno.

Ma sensata o no che sia la motivazione, l’importante è che ne abbiano una e che essa sia comprensibile per chi legge.

Se leggendo un libro –o se è per questo, anche se vedendo un film o un telefilm- ci troviamo a dire: “Sì, ma… perché sta facendo questo?”, solo raramente vorrà dire che siamo noi a non avere gli strumenti per capire, mentre molto più spesso ciò avverrà perché chi ha scritto ha caratterizzato un pessimo antagonista, o non lo ha caratterizzato affatto, lasciandolo in forma di macchietta.

Un antagonista ben riuscito è, quindi, un personaggio che agisce per motivi che chi legge può comprendere e a volte può capitare che si trovi persino in accordo con essi; ciò che il lettore rigetta in questi casi non è la ragione che spinge l’antagonista, ma i mezzi usati per arrivare allo scopo che, trattandosi dell’antagonista della storia, appunto, sono sempre sbagliati.

Tanto quanto il protagonista, dunque, l’antagonista deve necessariamente essere una persona vera, realistica con motivazioni che possiamo accettare, se non condividere a pieno.

Identificazione e Comprensione sono le parole chiavi.







Per approfondire, ecco alcuni link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Crudelia_De_Mon
http://sognandoleggendo.net/guida-pratica-alla-mary-sue/






sabato 3 ottobre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina: 10 " I portatori dell’azione Parte Seconda, il Protagonista Anti-eroe"



 “I declare after all there is no enjoyment like reading! How much sooner one tires of any thing than of a book! - When I have a house of my own, I shall be miserable if I have not an excellent library." 
 Jane Austen




I portatori dell'azione Parte Seconda,
 il Protagonista Anti-eroe



Come preannunciato, oggi rimaniamo sul tema personaggi in generale e protagonista in particolare, ma spostiamo il focus dall’eroe all’anti-eroe.

Questa volta la rubrica sarà in parte relativa alla teoria -chi e che cosa è l’anti-eroe - e in parte inerente la pratica: perché scegliere un anti-eroe per un vostro romanzo?

Per facilitare a pieno la comprensione della figura dell’anti-eroe nelle sue molteplici sfaccettature e dimensioni e dare a chi legge un frame comparativo, questo post conterrà  degli esempi di anti-eroi della letteratura, del cinema e della TV; molti dei quali sono stati scelti perché tra i miei esempi preferiti.

Procediamo, dunque, a scoprire le figure eroiche oscure e il perché del fascino che esercitano sui lettori.


Come abbiamo sottolineato nella rubrica precedente, laddove l’eroe classico è archetipo di perfezione e l’eroe moderno, sebbene non  perfetto, è il risultato di una somma di buone qualità morali, l’anti-eroe staziona perlopiù nella parte opposta dello spettro qualitativo.

L’anti-eroe -ancora una volta usiamo il maschile ma ovviamente quanto si dirà vale tanto per i personaggi maschili, quanto per quelli femminili- è un personaggio che non manifesta nessuna delle qualità convenzionalmente presenti nel protagonista eroe.

Il romanticismo vede l’affermazione di questo genere di protagonista, mentre la letteratura novecentesca ne testimonia la consacrazione, infine la narrativa  nelle sue varie forme -letteratura, cinema, TV e fumetto- del XXI° secolo è quella che rompe con tutte le convenzioni precedenti e crea un protagonista anti-eroico apertamente negativo, in polemica con la morale accettata. 
Naturalmente esistono anche archetipi di anti-eroe più antichi, si pensi all’Eracle greco (Hercules) o anche alla figura medioevale leggendaria di Robin Hood.

Le qualità dell’anti-eroe possono essere così raggruppate:
  • Imperfezioni morali (ignoranza, egoismo…)
  • Mancanza dei tratti eroici tipici (coraggio, forza morale e fisica, integrità…)
  • Caratteristiche tipiche del “cattivo antagonista” (brutalità, avidità, amoralità…)
  • Convinzione che il fine giustifica i mezzi.


Essenzialmente possiamo dividere gli anti-eroi in sei categorie teoriche (non ufficiali, si intende :P):

  1. “Anti-eroe inetto”. Non possiede le qualità che fanno di una persona un eroe: altruismo, coraggio, iniziativa etc… è un protagonista imperfetto, ma non è puramente malvagio. Il pubblico lo compatisce, ma è disgustato dalla sua accidia e inanità.
  2. “Anti-eroe per forza di cose”. È un protagonista buono e cattivo insieme, un personaggio che manifesta tratti di personalità fortemente negativi per reazione alla società o a particolari situazioni, ha una “ragione” per essere come fondamentalmente è. Il pubblico simpatizza con lui/lei, proprio in virtù della presenza di una “giustificazione” per le sue azioni.
  3. “Eroe antieroico perché pronto a tutto”. Simile al precedente per certi versi, è generalmente un protagonista eroico alla base che mantiene caratteristiche positive, ma si vede costretto ad ignorarle, a “piegare” la morale per il bene supremo. Anche in questo caso è un protagonista “amato” dal pubblico, perché le sue azioni appaiono del tutto giustificate e il lettore si identifica con lui/lei.
  4. “Anti-eroe/ eroe solo di nome": un protagonista che si ritrova a servire il bene, ma lo fa con fini opportunistici.
  5. ”Anti-eroe dal passato oscuro”. È un anti-eroe che si converte al bene e viene “presentato” al pubblico nella sua lotta per la redenzione.
  6. “Anti-eroe con un lato oscuro”. È un protagonista che presenta caratteristiche del tutto opposte a quelle dell’eroe, un personaggio che, insomma, vedremo bene come il cattivo che si oppone al protagonista eroe di qualunque storia, eppure ci ritroviamo a tifare per lui. Questo genere di anti-eroe è quello che tende di più a sfumare le linee divisorie fra protagonista e antagonista.



  •  Esempi della prima categoria possono essere trovati nell'opera di Dostoevskij -Memorie  dal Sottosuolo- e in quelle di Kafka -La metamorfosi-, ma anche nei lavori di Italo Svevo -La coscienza di Zeno.


  • Tipici “anti-eroi per forza di cose” possono essere considerati:

-Michael Corleone*: un “bravo ragazzo”, un soldato decorato, che avrebbe dovuto avere una carriera onesta, lontana dalle attività immorali e criminose della cosca mafiosa, ma che si vede costretto ad assumere le redini della Famiglia quando il padre (il Boss) si ammala e il suo erede (il figlio primogenito, Sonny) viene assassinato; nel corso della trilogia, vediamo come Michael perde i suoi tratti positivi per assumere caratteristiche via via più negative.

-Shrek*: un personaggio che per natura è l’antagonista nel mondo delle fiabe, l’orco. Non presenta le tipiche caratteristiche dell’eroe delle fiabe, non è un bel principe coraggioso, ma nonostante le orride tendenze da orco “per forza di cose” diventa eroe e assume caratteristiche sempre più positive.

- Seth Gecko*: un anti-eroe per il quale il fine (salvare il fratello Richard dalla prigione e da se stesso) giustifica i mezzi (liberare il fratello della prigione, uccidendo diversi Ranger; rapinare una banca e prendere un ostaggio).

  • Tra gli “eroi anti-eroici pronti a tutto” figurano personaggi come:

-Rick Grimes*: anche per lui il fine (proteggere la propria “famiglia” dai walker e dalla spietatezza degli altri sopravvissuti) giustifica i mezzi (uccidere anche essere umani, se necessario). Il protagonista è anti-eroe, nonostante un passato immacolato da poliziotto onesto. Egli  è costretto a modificare il suo codice di valori via via che la storia prosegue e si trova a fare cose che prima dell’epidemia-zombie non avrebbe mai neppure contemplato; eppure rimane fondamentalmente un eroe perché distingue tra bene e male, sa cosa è giusto e cosa è sbagliato, sa di sbagliare, ma non ha scelta.

  • Tra gli anti-eroi/eroi solo di nome, figurano:


-Spike*: un personaggio che passa da antagonista ad anti-eroe, dal servire il male al servire il bene. Egli si sforza di essere buono e occasionalmente aiuta gli eroi, ma tendenzialmente lo fa a fini puramente egoistici (guadagnarsi la stima e l’amore/la passione di Buffy).

-Sherlock Holmes* (la versione televisiva della BBC):è un genio che risolve i crimini, ma sceglie solo i casi che trova interessanti e stimolanti (dunque non è altruista) e si descrive come un sociopatico in grado di funzionare socialmente, perché più intelligente del comune.

  • Tra gli “anti-eroi dal passato oscuro”:

-Angel*: classico esempio di eroe con una “colpa da espiare” che taglia con il passato in virtù di accadimenti al di fuori della propria portata (gli viene restituita l’anima a causa di una maledizione) e decide di mettersi al servizio del bene.

-Faith*: eroina che devia dalla retta via a causa di un trauma subito, ma alla fine torna sulla giusta strada e serve una buona causa.

-Daryl Dixon*: è un “ragazzo cattivo” cresciuto in una famiglia senza alcuna moralità, arrabbiato con il mondo, forgiato in una personalità distante e aggressiva dai tremendi abusi subiti e dalla lealtà verso il fratello (un cattivo classico).  Daryl diviene eroe pronto a dare la sua vita per proteggere i più deboli, ma lotta costantemente contro i ricordi del passato e manca di quelle qualità sociali che gli permetterebbero di farsi amici facilmente.

  • Gli “anti-eroi con un lato oscuro” sono i più controversi, eppure raccolgono il consenso del pubblico, essi potrebbero tranquillamente essere considerati i “villain” della storia di qualcun altro, ma per qualche ragione è la loro storia che lo scrittore decide di raccontarci. 

Ecco alcuni esempi:

-Barney Stinson*: anti-eroe dal lato oscuro comico. Caso atipico di anti-eroe non protagonista della storia, ma che supera il protagonista “assolutamente buono” per quanto concerne il gradimento del pubblico (il protagonista della Sitcom è Ted Mosby, dopotutto). Barney è un uomo che possiede ben poche qualità che potrebbero giustificare la simpatia che il pubblico nutre verso di lui: è bugiardo, insensibile e donnaiolo (a causa della condotta promiscua della madre, dell’abbandono paterno e del tradimento di una ex-fidanzata) eppure egli diviene più popolare del protagonista, appunto. Le caratteristiche che lo redimono sono la lealtà che dimostra verso gli amici, l’umorismo sarcastico e realista e la volontà di cambiare, in ultima istanza mai veramente realizzata del tutto. 

Ecco alcuni "anti-eroi dal lato oscuro" più seri:

-Lestat de Lioncourt*: assassino di assassini, vampiro angelico e malvagio e sarcastico della celebre saga di Anne Rice che non credo necessiti di una lunga descrizione (chi non lo conosce, in fondo?!). Si può dire che rappresenta (almeno secondo me) l'anti-eroe moderno per eccellenza.

-Dexter Morgan*:  anche lui è un assassino di assassini. Traumatizzato dalla macabra morte della madre, egli uccide seguendo un codice, ma rimane pur sempre un serial killer. Jeff Lindsay -autore della saga di romanzi che ha dato vita alla serie TV- apre il primo romanzo (Darkly Dreaming Dexter) con il serial killer in azione, eppure egli si guadagna immediatamente l’appoggio dei lettori, in fondo la sua prima vittima è un prete pedofilo e assassino di orfanelli. La serie TV adotta un altro approccio e ci presenta quest’uomo affascinante e complesso che possiede un lato oscuro praticamente personificato “l’oscuro passeggero”, un uomo che ha un complesso rapporto di amore/odio con la violenza e il sangue e che vive in preda a orribili flash-back della morte della madre senza averne però ricordi chiari, ed è in balia dei consigli impartiti dal padre adottivo morto che appare sullo schermo per ricordargli di applicare il Codice.

-Tony Soprano*: un uomo pieno di fragilità (attacchi di panico) e dubbi che è da un lato, padre di famiglia, e dall'altro Boss. Con il progredire della serie vediamo come quest’ultimo lato, quello oscuro, appunto, prende il sopravvento. La sua avidità di potere si arrampica gradualmente ma inesorabilmente in cima alla scala dei suoi valori, fino all'ultima stagione durante la quale per motivi piuttosto egoistici e meschini arriva addirittura ad uccidere spietatamente e in un momento di impotenza totale della vittima l’amato “nipote” Cristopher Moltisanti (per vedere il video, cliccate sul link apposito alla fine del post).



Dai Macbeth e Otello Shakespeariani, al classico Lucifero di Milton (Paradise Lost),passando per gli anti-eroi byroniani, fino ad arrivare a Jack Sparrow e agli eroi imperfetti di Tim Burton, nonché ai suoi anti-eroi: Beetlejuice, Edward Mani di Forbice, Jack Skellington, Sweeney Todd e la sua versione di Batman, gli anti-eroi sono tanti e sempre più diffusi e il loro successo è impareggiabile e sempre in ascesa, ma le grandi differenze esistenti fra questi anti-eroi e quelli utilizzati come esempi, ci fanno comprendere che esistono diverse “gradazioni di anti-eroe”.

 Perché uno scrittore dovrebbe fare di un anti-eroe il proprio protagonista?

La risposta più ovvia che si può offrire è che la scelta dipende dalla storia che l’autore intende raccontare. 

Si potrebbe pensare piuttosto semplicisticamente che una volta delineata una trama, la scelta dei personaggi sia determinata solo dal capriccio dello scrittore, ma non sarebbe vero (non se lo scrittore è un buono scrittore, almeno).

Una data storia vorrà per protagonista un dato personaggio, quindi si potrebbe dire (e sarebbe quasi sempre vero) che è la storia che sceglie il proprio protagonista.

È anche vero  che a volte lo scrittore ha una visione precisa del protagonista ancora prima di conoscere tutti i dettagli della storia che intende raccontare.

Quale che sia il processo creativo coinvolto e l’ordine preferenziale di definizione fra storia e protagonista, dunque, la scelta definitiva fra eroe e anti-eroe non è sempre arbitraria, ma in linea di massima è possibile operarne una piuttosto precisa una volta che si è determinato il genere di backdrop della storia e il tono della narrazione che si vuole adottare. 

Va tenuto presente che l’anti-eroe -qualunque sia la tipologia di riferimento-  vive in un “mondo grigio”, un universo fatto di compromessi e con un codice morale piuttosto ambiguo e creato ad personam.

 Quello dell’anti-eroe è un mondo visto attraverso gli occhi di un personaggio generalmente cinico e sarcastico pieno di difetti e dubbi, estremamente umano e sempre in bilico fra bene e male, moralità e amoralità.

Se questo è il mondo, se questa è la realtà, della vostra storia, allora il vostro protagonista sarà un anti-eroe.

Non perdete il prossimo appuntamento vaneggiante con la terza parte di questa uscita della rubrica che sarà dedicata alla figura dell'antagonista. 



I personaggi citati sono tratti da:

*La trilogia de Il Padrino
* La trilogia di Shrek
* Dal Tramonto all’Alba
* The Walking Dead
*Buffy/Angel
*Sherlock
*Buffy/Angel
* Bufy/Angel
*The Walking Dead
*How I met your Mother
*Dexter
*I Soprano



Per approfondire seguite i seguenti link:


https://it.wikipedia.org/wiki/Memorie_dal_sottosuolo
https://it.wikipedia.org/wiki/La_metamorfosi
https://it.wikipedia.org/wiki/La_coscienza_di_Zeno
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_padrino_(romanzo)
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_padrino_(film)
https://it.wikipedia.org/wiki/Shrek_(film)
https://it.wikipedia.org/wiki/Dal_tramonto_all%27alba
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Walking_Dead_(serie_televisiva)
https://it.wikipedia.org/wiki/Buffy_l%27ammazzavampiri
https://it.wikipedia.org/wiki/Angel_(serie_televisiva)
https://it.wikipedia.org/wiki/How_I_Met_Your_Mother
https://it.wikipedia.org/wiki/Lestat_de_Lioncourt
https://it.wikipedia.org/wiki/Dexter_(serie_televisiva)
https://it.wikipedia.org/wiki/La_mano_sinistra_di_Dio_(Lindsay)
https://it.wikipedia.org/wiki/I_Soprano
https://www.youtube.com/watch?v=tmWXAPQiq_Q
https://it.wikipedia.org/wiki/Otello
https://it.wikipedia.org/wiki/Macbeth
https://it.wikipedia.org/wiki/Paradiso_perduto
https://it.wikipedia.org/wiki/George_Gordon_Byron#Eroe_byroniano
https://it.wikipedia.org/wiki/Pirati_dei_Caraibi
https://it.wikipedia.org/wiki/Beetlejuice_-_Spiritello_porcello
https://it.wikipedia.org/wiki/Nightmare_Before_Christmas
https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_mani_di_forbice
https://it.wikipedia.org/wiki/Sweeney_Todd_-_Il_diabolico_barbiere_di_Fleet_Street
https://it.wikipedia.org/wiki/Batman_(film_1989)