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venerdì 25 dicembre 2015

Merry Christmas!

Buon Natale a tutti coloro che seguono i miei Vaneggiamenti e a tutti quelli che ogni tanto passano un paio d'ore in compagnia dei miei personaggi!🎅🎄🎁⛄❄

Spero che stiate passando una magnifica giornata insieme ai vostri cari e magari anche a un buon libro.
Vi lascio con un abbraccio e un classico della musica natalizia:
http://youtu.be/sbKQ7nXx0o8

sabato 12 dicembre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina vi augura Buone Feste!



 “Christmas is doing a little something extra for someone.” 

- Charles M. Schulz 



Salve a tutti, la rubrica vaneggiante va in vacanza e torna il 16 Gennaio con un approfondimento legato al Romanzo Horror, non perdetevelo!
Buone feste a tutti!


Ps, Stay tuned per le novità sul Giveaway di Blood Butterfly e continuate a leggere e ascoltare la pagina "Song of the Week"!

sabato 5 dicembre 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina: 17 "Approfondimento sul Flusso di Coscienza"


“Only the very weak-minded refuse to be influenced by literature and poetry.” 
Cassandra Clare

                 

 Approfondimento sul Flusso di Coscienza

Oggi parliamo del vecchio adagio che tutti gli scrittori conoscono -e a volte odiano!-, il famigerato show, don’t tell e cioè: mostra, non raccontare.

 Nel vaneggiante appuntamento di oggi, come dice il titolo, approfondiremo un argomento già trattato per sommi capi durante la dodicesima e la tredicesima uscita della rubrica e cioè la tecnica narrativa del flusso di Coscienza.

Il Flusso di Coscienza è un metodo narrativo conosciuto anche con il termine inglese “Stream of Consciousness” che consiste nella rappresentazione di pensieri a random, e cioè che non seguono un filo logico vero e proprio e sono esposti appunto in un flusso libero di parole.

Vediamo un po’ la storia dietro lo sviluppo di questa tecnica e cerchiamo di capire un po’ di che si tratta…

Il flusso di coscienza è una forma di monologo interiore che si prefigge lo scopo di esporre all’interno di una narrazione il funzionamento della coscienza in tutti i suoi aspetti:

-riflessioni

-percezioni

-impressioni suscitate da stimoli provenienti dall’esterno

-frammenti di pensieri disconnessi




Da un punto di vista tecnico, la struttura del flusso di coscienza è caratterizzata dalla mancanza di una vera e propria sintassi e punteggiatura e dall’uso di uno stile volutamente incompleto e libero.

Il termine fu coniato dallo psicologo americano W. James e fu inizialmente applicato unicamente al campo della psicanalisi di inizio ‘900 e non a quello letterario; esso stava ad indicare la personale consapevolezza dei propri processi mentali e del loro funzionamento.

Secondo la teoria di James, espressa nel libro “The Principles of Psychology”, i pensieri al momento del loro concepimento non seguono una logica, non sono concatenati, ma scorrono come un fiume, un flusso appunto.

Tenendo sempre in considerazione una prospettiva psicologica, il flusso di coscienza diventa la descrizione metaforica il fenomeno continuo dello scorrere all’interno della mente umana di un continuo fiume di sensazioni, impressioni, immagini, ricordi e pensieri in associazione con il senso del sé che ciascuno di noi ha, con la nostra soggettività.

Nella letteratura lo stream of consciousness appare sempre all’inizio del XX secolo come conseguenza di questi sviluppi in campo psicologico e degli studi investigativi sul funzionamento della mente condotti, oltre che da James, anche da Freud e Jung, giusto per fare un paio di esempi.

Il termine fu “preso in prestito” dalla psicologia per descrivere una particolare tipologia stilistica di romanzi nei quali la caratterizzazione fa affidamento sulla rappresentazione mimetica della mente di un personaggio, drammatizzandone la coscienza e cioè rappresentandone “live”, senza filtri, il flusso di pensieri attraverso la citazione diretta dei suoi processi mentali così come appaiono, inserita senza “correzioni” all’interno della narrazione.

In una narrazione “in stile flusso di coscienza”, la presenza -la voce- del narratore è soppressa in favore di una rappresentazione della storia esclusivamente attraverso i pensieri consci, preconsci e inconsci di uno o più personaggi.

Anche se sono numerosi gli esempi di narrazione con flusso di coscienza in ambito internazionale, generalmente quando si parla di Stream of consciousness si fa riferimento a scrittori britannici come l’autrice Virginia Woolf e lo scrittore irlandese James Joyce.

Il primo esempio letterario di impiego di flusso di coscienza si deve alla scrittrice Dorothy Richardson, ma l’autore che lo ha reso famoso è certamente James  Joyce che, ispirato dalle teorie freudiane, nel 1906 mise insieme una raccolta “Dubliners” (Gente di Dublino) nella quale utilizza la tecnica del monologo interiore diretto esposto in un flusso continuo di realtà e mente conscia e inconscia fusi insieme. L’opera nella quale vediamo la consacrazione del flusso di coscienza rimane comunque Ulisse (1922) nella quale l’autore la amplificò al massimo delle sue potenzialità, eliminando ogni barriera esistente fra la realtà come viene percepita e la sua rielaborazione interiore.

Anche su suolo italiano ci sono stati autori dell’avanguardia novecentesca che hanno utilizzato questa tecnica sebbene con notevoli differenze, fra i più celebri ricordiamo Luigi Pirandello e Italo Svevo (La Coscienza di Zeno).

Una cosa da sottolineare è che sotto il nome di stream of consciousness vengono raggruppate tutte quelle tecniche di monologo interiore nelle quali viene esposta l’attività psichica di un personaggio in maniera continua e disconnessa, senza mediazioni; esistono quindi vari livelli di flusso di coscienza. 
Recapitolando, in generale la tecnica viene messa in atto attraverso:

-frammentazione

-mancanza di segni di interpunzione

-elissi

-spostamento del piano narrativo su un livello interno al personaggio

-sintassi sregolata

-assenza di mediazione del narratore/autore

-assenza di rapporti logici

-inserimento diretto nella narrazione delle sensazioni e impressioni dei personaggi


Una serie di domande sovvengono spontaneamente -almeno a me…

Qual è la differenza fra flusso di coscienza e monologo interiore?

Sono termini intercambiabili?

Il flusso di coscienza è solo un’estremizzazione del monologo interiore?

Rispondiamo con una citazione diretta dal dizionario di Narratologia di G. Price: “Anche se il monologo interiore e il flusso di coscienza sono stati spesso considerati intercambiabili, altrettanto di frequente si trovano in contrasto fra loro, sarebbe più corretto dire che il primo rappresenta i pensieri di un personaggio anziché le sue impressioni o percezioni, mentre l’altro presenta sia impressioni che pensieri; o, piuttosto, che il primo rispetta morfologia e sintassi, laddove il secondo, invece, non lo fa… e cattura i pensieri nel loro stadio nascente, quando non si è ancora formata alcuna connessione logica.”


Per approfondire:

https://en.wikipedia.org/wiki/James_Joyce

https://en.wikipedia.org/wiki/Dorothy_Richardson

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Pirandello

https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Svevo

https://en.wikipedia.org/wiki/Sigmund_Freud

https://en.wikipedia.org/wiki/Virginia_Woolf